L’ambasciatore David a Pagine Ebraiche
“Paragone con ebrei inaccettabile”
La risposta d’Israele alle chiese

oren davidL’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede “deplora e rifiuta l’inaccettabile paragone” con la persecuzione ebraica fatta dai leader delle chiese cristiane a Gerusalemme. Rispondendo a una domanda di Pagine Ebraiche, l’ambasciatore israeliano in Vaticano Oren David ha sottolineato la gravità del comunicato firmato dal custode di Terra santa, Francesco Patton, dal patriarca ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, e dal patriarca armeno di Gerusalemme, Nourhan Manougian, nella parte in cui arriva ad associare alcuni provvedimenti in materia fiscale delle autorità israeliane alle leggi che “furono promulgate contro gli ebrei in Europa nei periodi bui”. Se da una parte il governo israeliano e la municipalità di Gerusalemme hanno deciso di congelare le misure su tasse ed espropri per venire incontro alle proteste dei leader cristiani, dall’altra rimane la gravità dell’analogia in questione. “Deploriamo e rifiutiamo l’inaccettabile paragone fatto in questo comunicato, – ha dichiarato l’ambasciatore David a Pagine Ebraiche – tra una questione puramente amministrativa, anche se importante, e le persecuzioni disumane, causate anche da una legislazione antisemita, che gli ebrei hanno subito nel corso dei secoli in tutta Europa. Sembra che sia ancora necessario lavorare sulla conoscenza della storia, antica e moderna, per far ben comprendere cosa il Popolo Ebraico ha dovuto affrontare nei secoli”. Le misure contestate dai leader cristiani – in nessun modo assimilabili a quelle sofferte dagli ebrei nei secoli, anche da parte della Chiesa – sono due: la prima era quella proposta dal sindaco di Gerusalemme Nir Barkat che voleva applicare delle misure fiscali agli immobili delle Chiese quando destinati ad attività commerciali e non per fini di culto (una tassazione simile a quella prevista ad esempio in Italia per gli enti religiosi); la seconda, era un progetto di legge della Knesset, il parlamento israeliano, che voleva permettere allo Stato di confiscare i terreni venduti dalle chiese – in particolare dalla Chiesa greco-ortodossa – a investitori privati dal 2010 a oggi, pagando ai nuovi proprietari un indennizzo. Il governo israeliano ha deciso di congelare il disegno di legge mentre il comune di Gerusalemme rinvierà la riscossione delle tasse sui beni di proprietà della chiesa. “Nell’ambito della discussione tra l’Ufficio del Primo Ministro e il Comune di Gerusalemme sulle tasse comunali delle chiese, il Primo ministro Netanyahu e il sindaco di Gerusalemme Barkat hanno convenuto che un team professionale guidato dal ministro Hanegbi, che comprende rappresentanti dei ministeri delle Finanze, degli Affari Esteri e dell’Interno e del Comune di Gerusalemme, formulerà una soluzione alla questione delle tasse comunali (che non si applicano ai luoghi di culto). – si legge nel comunicato diffuso dall’ufficio del Primo ministro israeliano – L’equipe negozierà con i rappresentanti delle chiese per risolvere il problema”. “Israele – prosegue il comunicato – è orgoglioso di essere l’ unico paese del Medio Oriente in cui cristiani e credenti di tutte le fedi hanno piena libertà di religione e di culto. Israele è sede di una fiorente comunità cristiana e accoglie i suoi amici cristiani provenienti da tutto il mondo”. All’apertura decisa dalle autorità israeliana, i rappresentanti religiosi cristiani a Gerusalemme – che prima avevano parlato di una presunta “campagna sistematica contro le chiese e la comunità cristiana in Terra santa” – hanno risposto positivamente. “Dopo l’ intervento costruttivo del Primo ministro, le Chiese sono impazienti di impegnarsi con il ministro Hanegbi, e con tutti coloro che amano Gerusalemme, affinché la Nostra Città Santa, dove la nostra presenza cristiana continua ad affrontare delle sfide, rimanga un luogo dove le tre fedi monoteiste possano vivere e prosperare insieme”, hanno dichiarato i rappresentanti cristiani in una dichiarazione congiunta, annunciando anche la riapertura della Chiesa del Santo sepolcro, chiusa per protesta per tre giorni.

Daniel Reichel