Dal nucleare iraniano a Gerusalemme
Israele attende le scelte di Trump

Screen Shot 2018-05-07 at 14.54.19Il 12 e il 14 maggio saranno due date importanti per il futuro del Medio Oriente e di Israele. Il 12, il Presidente Usa Donald Trump deciderà ufficialmente se ritirarsi dall’accordo sul nucleare iraniano, come auspicato nelle scorse ore dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Un accordo che consente all’Iran di mantenere e di nascondere tutta la propria capacità nucleare è un accordo orribile”, le parole di Netanyahu, che attende la decisione dell’alleato Usa e intanto avverte il regime di Teheran: “Siamo determinati a fermare l’aggressione dell’Iran nelle sue prime fasi, anche se ciò dovesse comportare un conflitto – ha dichiarato il Premier – Meglio ora che in futuro. Le nazioni che non erano pronte ad agire tempestivamente contro aggressioni omicide hanno poi pagato prezzi molto più alti. Non vogliamo un’escalation, ma siamo pronti a qualsiasi scenario”. Uno scenario da cui, stando alle parole del ministro dell’Energia Yuval Steinitz, Israele sarebbe pronto a far scomparire il dittatore siriano Bashar Assad. “Se il presidente siriano Bashar Assad continua a permettere agli iraniani di operare in Siria, sarà la sua fine e la fine del suo regime”, il minaccioso messaggio di Steinitz, pronunciate in un’intervista rilasciata nelle scorse ore al sito in ebraico ynet.
Al ministro dell’Energia è stato poi ricordato dai giornalisti l’imminente visita del primo ministro Benjamin Netanyahu a Mosca – prevista per mercoledì 9 – , dove incontrerà nuovamente il presidente Vladimir Putin, che molto probabilmente non sarà molto entusiasta delle dichiarazioni di Steinitz, visto il sostegno russo ad Assad. “È un fatto ottimo che il Premier stia per andare – ha commentato Steinitz – Ha costruito un dialogo senza precedenti con Putin. La Russia è un’importante superpotenza con la quale abbiamo molti interessi reciproci. A volte ci sono anche conflitti di interesse – ha continuato – ma di solito i nostri interessi convergono. Tuttavia, tutti dovrebbero comprendere che alcune situazioni sono da linea rossa per noi. Se qualcuno è interessato a mantenere la sopravvivenza di Assad, dovrebbero dirgli di prevenire attacchi missilistici e con droni contro Israele”. Lo scontro tra Israele e Iran – e le sue ramificazioni in Siria – si fa quindi più duro. Come noto l’esercito ha già colpito diversi obiettivi del regime iraniano in territorio siriano ed è pronto a proseguire. “La libertà d’azione delle forze di difesa israeliane contro l’Iran può essere attribuita anche al fatto che fino al 12 maggio, quando il presidente Donald Trump deciderà il destino dell’accordo nucleare iraniano, Teheran ha scelto di sospendere ogni azioni – l’analista israeliano Ben Caspit – L’ultima cosa di cui il leader supremo dell’Ayatollah Ali Khamenei e il leader del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche Qasem Soleimani hanno bisogno ora è una grande guerra in Medio Oriente contro Israele. Ecco perché Israele ha deciso di tirare la corda e di alzare la soglia (dello scontro) quasi ogni giorno”.

E Israele attende anche un’altra data, il 14 maggio quando l’annunciato trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme dovrebbe effettivamente avvenire. Il complesso che accoglierà l’ambasciatore Usa David Friedman è in costruzione: 6mila metri quadrati che prenderanno forma nei prossimi sei anni su di un’area di 25mila metri quadrati. A salutare l’imminente trasferimento del corpo diplomatico usa, anche il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat, che si è fatto fotografare nelle scorse ore vicino a una segnaletica che indica la direzione verso la futura ambasciata americana.

Daniel Reichel