L’ambasciatrice Usa Haley: “L’Onu sbaglia ancora su Israelema qualcosa sta cambiando”
“Questa risoluzione dà la colpa di tutto a Israele. È totalmente unilaterale. Non fa alcun riferimento a Hamas che sistematicamente dà inizio alla violenza a Gaza. Queste risoluzioni unilaterali all’ONU non contribuiscono in alcun modo a promuovere la pace tra Israele e i palestinesi”. È l’accusa mossa all’Assemblea della Nazioni Unite dall’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley, dopo l’approvazione di una nuova risoluzione di condanna nei confronti di Israele. A proporla, Algeria, Turchia – il cui presidente Erdogan è arrivato ad affermare che “Israele è uno stato del terrore e Netanyahu è un terrorista” – e la rappresentanza palestinese all’Onu. Nel documento votato da una larga maggioranza (120 voti favorevoli, 8 contrari e 45 astensioni – tra gli astenuti, anche l’Italia), si accusa Israele di aver usato “la forza in modo eccessivo, sproporzionato e indiscriminato” durante i recenti scontri al confine con la Striscia di Gaza. Nella risoluzione si chiede un non ben precisato “meccanismo di protezione internazionale” per i civili palestinesi. Nessun riferimento invece a Hamas, come ha ricordato la Haley. Anzi l’emendamento proposto proprio dagli Stati Uniti in cui si condannava il movimento terroristico palestinese non è passato perché non ha raggiunto la maggioranza dei due terzi (62 i voti favorevoli, 58 contrari, 42 astenuti).
"Peace will only be achieved when realities are recognized, including Israel's security interests and the need to end #Hamas' terrorism." https://t.co/bZ7iocJzkx
— Israel Foreign Min. (@IsraelMFA) 14 giugno 2018
Secondo l’ambasciatrice Haley, che ha proposto la mozione contro Hamas, qualcosa comunque sta cambiando all’interno delle Nazioni Unite: “Oggi, una pluralità di 62 paesi ha votato a favore dello sforzo, guidato dagli Stati Uniti, per affrontare la responsabilità di Hamas per le condizioni disastrose di Gaza. Abbiamo avuto più paesi dalla parte giusta che dalla parte sbagliata. – ha affermato Haley – Con il loro voto, questi paesi hanno riconosciuto che la pace sarà raggiunta solo quando le realtà saranno riconosciute, compresi i legittimi interessi di Israele in materia di sicurezza e la necessità di porre fine al terrorismo di Hamas”.
Dagli Stati Uniti intanto arriveranno in Israele la prossima settimana il consigliere del presidente Trump per il Medio Oriente Jared Kushner e l’inviato speciale Jason Greenblatt per discutere della situazione di Gaza e delle trattative di pace. Netanyahu, attraverso il suo ufficio, “si è detto impaziente” di discutere queste questioni con Kushner, Greenblatt e l’ambasciatore Usa in Israele David Friedman. “Mentre Israele continuerà a difendersi e a proteggere la sicurezza dei suoi cittadini, continuerà a cercare un modo per migliorare la situazione umanitaria a Gaza. – ha dichiarato Netanyahu – Il popolo di Gaza non è nostro nemico. Hamas lo è”. Kushner e Greenblatt si recheranno anche in Egitto e Arabia Saudita sempre con in cima all’agenda il tema palestinese.
Funzionari della Casa Bianca hanno dichiarato al quotidiano israeliano Haaretz che presto l’amministrazione americana presenterà il suo piano di pace. “Non sarà una proposta da prendere o lasciare, ma piuttosto una base per negoziati diretti tra Israele e i palestinesi”, scrive il giornale.