Netanyahu: “Il rifiuto palestineseè il primo ostacolo alla pace”
Venticinque anni fa, il 13 settembre 1993, furono firmati gli accordi di Oslo. La foto della stretta di mano tra il Primo ministro israeliano di allora Yitzhak Rabin e il presidente palestinese Yasser Arafat, con alle spalle il presidente Usa Bill Clinton, sembrava rappresentare il passo decisivo per la risoluzione del pluridecennale conflitto. “Noi, soldati ritornati dalla battaglia macchiati di sangue, noi che abbiamo combattuto contro di voi, i palestinesi, vi diciamo oggi con voce forte e chiara: basta sangue e lacrime, basta!”, disse allora Rabin. Venticinque anni dopo la pace è lontana e il ritorno al negoziato tra le parti – con la collaborazione Usa – sembra un miraggio. Come dimostrano le parole del Primo Ministro Benjamin Netanyahu che nelle scorse ore ha elogiato la decisione degli Stati Uniti di chiudere la missione diplomatica palestinese a Washington in risposta al rifiuto dell’Anp di avviare negoziati di pace con Israele. “Gli Stati Uniti hanno preso la decisione corretta rispetto alla chiusura degli uffici dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) a Washington. I palestinesi rifiutano di entrare nei negoziati con Israele anche se attaccano Israele con false rivendicazioni nei forum internazionali”, ha detto Netanyahu all’apertura della riunione settimanale del Consiglio dei Ministri, riferendosi al nuovo tentativo palestinese di fare ricorso alla Corte Penale Internazionale. “La leadership dell’Olp ha condannato un piano di pace statunitense che non aveva nemmeno ancora visto e ha rifiutato di impegnarsi con il governo degli Stati Uniti per quanto riguarda gli sforzi di pace”, ha dichiarato la portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert. Dall’annuncio dello scorso dicembre del trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme – e con l’effettivo spostamento effettuato a maggio -, l’Autorità nazionale palestinese guidata da Mahmoud Abbas ha infatti chiuso i rapporti con l’amministrazione Trump, definendola un partner non imparziale.”Israele apprezza molto la decisione dell’amministrazione Trump e sostiene le azioni americane volte a far capire ai palestinesi che il rifiuto di avviare negoziati con Israele e gli attacchi sfrenati contro Israele non solo non solo non faranno avanzare la pace, ma certamente non miglioreranno le cose per i palestinesi”, ha detto Netanyahu, che ha poi ricordato l’attentato dell’11 settembre. “Questa operazione è stata condotta da Al-Qaeda, Al-Qaeda ha passato la fiaccola a Daesh, anche se anche l’Iran è tra i promotori del terrorismo internazionale”. E secondo il Premier israeliano proprio l’Iran deve essere contrastato, in particolare dall’Europa. “Lo sta facendo in una certa misura contro lo Stato islamico, ma non contro l’Iran”, ha detto Netanyahu riferendosi al contrasto al regime di Teheran, con cui invece diversi paesi europei continuano ad intrattenere rapporti. “La riconciliazione con l’Iran favorisce l’incessante attacco ai valori e alla sicurezza delle società libere, ed è giunto il momento che i governi occidentali si uniscano allo sforzo forte e chiaro dell’amministrazione Trump contro il regime terroristico di Teheran”.