Lieberman punta su Kochavi
per guidare l’esercito d’Israele

Aviv KochaviAviv Kochavi, attuale vice del capo di Stato Maggiore Gadi Eisenkot, è il candidato che il ministro della Difesa Avigdor Lieberman vuole alla guida dell’esercito israeliano. Nelle scorse ore Lieberman ha presentato ufficialmente la candidatura di Kochavi, considerato un predestinato a questo ruolo. Classe 1964, ha servito nelle fila di Tsahal su tutti i fronti caldi e, scrivono diversi media israeliani, nessuno oggi conosce meglio di lui le minacce che circondano Israele: da Hamas a Hezbollah, dai palestinesi in Cisgiordania all’Iran fino al pericolo della guerra 2.0. Per poter succedere ad Eisenkot, il cui mandato scadrà il 31 dicembre 2018, Kochavi dovrà ottenere il benestare di una commissione di controllo ufficiale e poi del gabinetto di governo. Il suo curriculum, dal punto di vista militare, è di alto profilo: negli ultimi due anni è stato vice capo di stato maggiore e in precedenza è stato comandante della divisione di Gaza, capo della divisione operativa dello Stato maggiore, capo dell’intelligence militare e capo del comando del Nord. Nel 1998, dopo aver conseguito il master alla Harvard University negli Stati Uniti, venne nominato comandante della divisione orientale dell’unità di collegamento per il Libano e servì sotto il comando del generale di brigata Erez Gerstein, ucciso nel marzo 1999 da una bomba di Hezbollah posta sul ciglio di una strada. “In generale, l’intero periodo in Libano fu molto formativo – ha raccontato in passato Kochavi – Era la prima volta che ero al comando per quasi due anni in una zona di combattimento molto intensa, e ho affrontato tutti i dilemmi che esistono nelle situazioni di combattimento in generale, e nella lotta al terrorismo e alla guerriglia nelle aree urbane in particolare”.
Nel 2002, dopo l’attacco terroristico palestinese al Park Hotel di Netanya in cui morirono 30 persone e 140 furono ferite, il Primo ministro Ariel Sharon lancia l’operazione Defensive Shield in Giudea e Samaria (West Bank). Kochavi è comandante del Corpo dei Paracadutisti e avrà un ruolo centrale nel conflitto, guidando la missione Masa Tzva’im nel campo profughi di Balata. Qui, per evitare che i suoi uomini siano presi di mira dai cecchini palestinesi, Kochavi idea uno stratagemma: passare attraverso i muri. “Non c’è quasi nessun posto nel campo su cui i nostri piedi non abbiano camminato – affermò allora Kochavi – Il nostro messaggio è chiaro: troveremo ogni terrorista, non importa dove si trovi. Anche se dovessimo attraversare i muri. I soldati hanno evitato strade, porte e finestre dove sapevano che il nemico li avrebbe aspettati. Invece, hanno fatto saltare in aria pareti, soffitti e pavimenti, e in questo modo si sono spostati attraverso l’intero campo”. Le informazioni che Tsahal ha raccolto durante quell’operazione nel campo profughi di Balata furono un elemento chiave per l’intera operazione nella West Bank.
Nel 2005, il brigadiere generale Shimon Naveh presentado un modello di guerra urbana nell’era postmoderna in una conferenza a Barcellona, racconta il Jerusalem Post, prese come esempio la missione nel campo profughi di Balata. “Kochavi ha pensato ad ogni potenziale problema prima dell’operazione. La sua capacità di concettualizzare gli aspetti tattici e strategici della missione fu incredibilmente sviluppata. Capì che le strategie militari che erano state implementate fino ad allora non avrebbero funzionato in questa situazione, e quindi spettava a lui trovare qualcosa di nuovo”. “I soldati – spiegava Naveh – si muovevano come api. Kochavi divise la divisione in 13 squadre, che entravano tutte contemporaneamente nel campo come uno sciame. In questo modo, i residenti erano costretti a scendere in strada e venivano uccisi o catturati. Le forze di difesa israeliane subirono una sola vittima, e fu causata da fuoco amico”.