“Il mondo segua gli Usa
sanzioni all’Iran necessarie”

Schermata 2018-11-06 alle 14.00.01Mentre l’Europa cerca di aggirare il problema, il ripristino delle sanzioni Usa contro l’Iran è stato ampiamente celebrato dal governo di Gerusalemme. Una reazione che non stupisce: il Primo ministro Benjamin Netanyahu è stato tra i più feroci critici dell’accordo sul nucleare iraniano, frutto del lavoro dell’amministrazione Obama, e ha sempre sostenuto il presidente Usa Donald Trump nella sua scelta di rovesciarlo. “Per molti anni ho dedicato il mio tempo e le mie energie alla guerra contro la minaccia iraniana. Su questo tema mi sono schierato quasi contro il mondo intero. Oggi vediamo i risultati di questa lunga e continua lotta”, ha dichiarato Netanyahu all’apertura della sua riunione del partito Likud alla Knesset. “Questo è un giorno storico – ha aggiunto Netanyahu – Vorrei ringraziare ancora una volta il presidente Trump per una decisione coraggiosa, determinata e importante. Credo che questo contribuisca alla stabilità, alla sicurezza e alla pace”.
Come ricorda il Post, “un primo gruppo di sanzioni era stato reintrodotto ad agosto e aveva colpito tra le altre cose il settore delle automobili e quello degli aerei; oggi è toccato a tutte le restanti, incluse quelle dirette contro l’industria energetica e la banca centrale dell’Iran, che ci si aspetta avranno un effetto devastante sull’economia iraniana dei prossimi anni”. Solo otto Paesi sono stati esentati dall’amministrazione Trump e potranno temporaneamente continuare a importare petrolio dalla repubblica islamica: tra questi l’Italia. Gli altri sono Cina, India, Grecia, Turchia, Giappone, Corea del Sud e Taiwan.
Secondo Meir Javedanfar, analista del Centro Interdisciplinare Herzliya intervistato dal Times Of Israel, l’Iran non cederà presto alla pressione delle sanzioni. “Sarei sorpreso se l’Iran mostrasse la volontà di scendere a compromessi prima delle elezioni presidenziali americane del 2020”, ha spiegato Javedanfar. “Se Trump vincerà nel 2020, allora l’Iran avrà quattro anni molto difficili da affrontare, e potrebbe essere più probabile la scelta di negoziare”. Anche per Soli Shahvar, il direttore dell’Ezri Center for Iran & the Persian Gulf dell’Università di Haifa, gli iraniani nutrono speranze per una nuova amministrazione statunitense “con politiche simili a quelle di Obama”, più disponibile a negoziare un altro accordo che sia di loro gradimento. “Entro due anni, sapremo in quale direzione si andrà”, afferma. “E due anni sono un periodo breve in Medio Oriente”.
Il ministero degli Esteri israeliano ha salutato le sanzioni statunitensi come “un passo importante per frenare l’aggressione del regime iraniano. Dovrebbero essere applicate da tutti i governi che mirano a promuovere la stabilità e prevenire il terrorismo in Medio Oriente e oltre”. “Un filo conduttore lega i piani nucleari militari illegali dell’Iran alla sua attività terroristica in tutto il mondo. I due aspetti non possono essere separati”, le dichiarazioni del ministero.