Israele a 24 ore dal voto

Benjamin NetanyahuI media israeliani danno per molto più probabile la conferma di Benjamin Netanyahu e del suo Likud rispetto alla vittoria di Kachol Lavan, la compagine avversaria guidata da Benny Gantz e Yair Lapid. “Squadra che vince non si cambia”, aveva spiegato a Pagine Ebraiche il demografo Sergio Della Pergola, riassumendo il pensiero – da lui non condiviso – di molti elettori israeliani. Nonostante le indagini a suo carico, Netanyahu è riuscito a conservare la fiducia della base e a mantenere quell’immagine da guida indispensabile per il paese. Questo nonostante la metà degli israeliani non sia convinta della sua innocenza in uno dei casi di corruzione che lo riguarda: l’Israel Institut of Democracy ha lanciato un sondaggio qualche giorno fa, chiedendo tra le altre cose se crede o meno all’affermazione di Netanyahu di non aver ottenuto uno shekel dall’accordo sul sottomarino (uno dei casi in cui è indagato). Tra gli ebrei israeliani le risposte sono divise quasi a metà e metà: il 45% ritiene di sì, il 47,5% che no. Intanto il Premier guarda avanti. In queste ore sta cercando ulteriormente di mobilitarla, lanciando dichiarazioni allarmate per un presunto exploit del centro e della sinistra: riunendo i suoi alleati politici, il leader del Likud ha dichiarato che la destra rischia di non ottenere la maggioranza (almeno 61 seggi su 120). “Dobbiamo ridurre il divario, e vi dico che se non accade, Yair Lapid sarà primo ministro”, le parole di Netanyahu riferite ai media. “Non abbiamo 61 seggi – il partito più grande è ciò che conta”, aggiungendo che i media starebbero cercando di “far addormentare gli elettori del Likud”. “La destra non è in pericolo, Netanyahu è in pericolo. Non è una minaccia per la sicurezza, ma è una minaccia per la giustizia”, la risposta di Gantz attraverso la radio israeliana. Secondo l’ex generale Israele deve scegliere tra “una direzione di unità, legami e speranza” e una di “estremismo”. Ha promesso di formare “un gabinetto di riconciliazione, con rappresentanti della [attuale] coalizione e dell’opposizione”.