Il giorno della nuova Knesset

Giurano in queste ore fedeltà allo Stato d’Israele i nuovi 120 membri della Knesset, il parlamento israeliano. Prende infatti avvio oggi la 21esima legislatura, guidata ancora una volta da una maggioranza a trazione Benjamin Netanyahu. A lui il Presidente Reuven Rivlin ha affidato la formazione del governo e Netanyahu sta lavorando alla formazione della sua coalizione. Dagli scranni della Knesset, Rivlin ha sottolineato il significato della giornata: “Da Pesach al giuramento della Knesset, si passa dalla libertà alla libertà. Mi auguro che tutti noi, amici, saremo degni di quella libertà, sicuri in noi stessi e sulla nostra terra, sicuri nella rettitudine del nostro cammino, generosi e tolleranti, come si addice a uomini e donne liberi”. “Nelle elezioni democratiche, il popolo non si sbaglia mai. La decisione democratica è la volontà del popolo, e il popolo è l’unico sovrano della democrazia. Il diritto di servire il popolo dell’opposizione è la prova della fedeltà alla democrazia”, ha detto Rivlin, lanciando anche un messaggio alla coalizione di governo: “A coloro che formeranno il prossimo governo, permettetemi di dire questo. Si dovrebbe perdere con grazia e si dovrebbe vincere con grazia. Non siete all’opposizione. Avete tenuto le chiavi del potere e della leadership per molto tempo. Come tale, la vostra responsabilità è quella di lasciar perdere la cancellazione dei vostri avversari, di lasciar perdere la sensazione di essere la vittima, e di governare tutti i cittadini e le comunità che vivono qui con rispetto e con amore”.
Parlando di coalizioni, Netanyahu in particolare deve convincere il leader di Yisrael Beiteinu Avigdor Lieberman, che ha spiegato di avere dei dubbi sull’accordo di governo (con i suoi quattro mandati la coalizione di governo avrebbe 65 seggi, e una maggioranza più stabile): “Finché non avremo raggiunto un’intesa di base sulle questioni fondamentali, non condurremo negoziati”, le sue parole alla stampa. Lieberman ha aggiunto che il suo partito ha tra le richieste la costituzione di una pensione minima per tutti i pensionati in Israele e l’obiettivo di porre il veto a test del dna per risalire all’ebraismo delle persone. “Siamo a favore di uno Stato ebraico – e contro uno Stato halachico, – ha dichiarato – Questa è la formula che stiamo cercando di raggiungere per accordarci con tutti gli elementi della coalizione”.
Intanto, i giornali israeliani parlano alcuni volti nuovi della Knesset. Ventiquattro di questi (su 48) sono del partito Kachol Lavan, tra cui i due ex capi di stato maggiore, Benny Gantz e Gabi Ashkenazi. Kachol Lavan porta in parlamento anche la prima donna haredi, l’avvocato e attivista sociale Omer Yankelevich. Le donne in totale sono invece meno rispetto alla scorsa legislatura, da 34 a 28 mentre, sottolinea l’emittente Kan, cinque sono i rappresenti del mondo LGBT.
Il titolo di più giovane membro della Knesset è di un membro del Likud di Netanyahu, May Golan (32 anni), attivista noto per le sue proteste contro i richiedenti asilo nel sud di Tel Aviv.