Israele, in blocco contro Netanyahu

Ancora una volta le elezioni israeliana si sono trasformate in un referendum su Benjamin Netanyahu. Diversi media, tra cui la radio dell’esercito Galei Zahal, parla apertamente di blocco di destra guidato da Netanyahu e blocco anti-Bibi (il soprannome di Netanyahu). E la contesa nel dibattito pubblico verte proprio su questa divisione. I risultati definitivi non sono ancora arrivati ma siamo agli sgoccioli. Il 99% delle schede è stata scrutinata e i risultati al momento dicono: Likud 36 seggi, Kachol Lavan (guidata da Benny Gantz) 33, Lista Unita (la compagine araba) 15, Shas 9, Lieberman 7, Campo democratico-Gesher-Meretz 7, Yahadut HaTorah 7, Yamina 6. Significa che il blocco di destra è a 58 seggi, il blocco definito di sinistra a 55. Se consideriamo, come stanno facendo alcuni giornalisti, il blocco anti-Bibi nel suo complesso, allora si sale a 62 seggi perché bisogna contare anche Lieberman e i suoi sette seggi. Quest’ultimo è l’unico ad avere la maggioranza ma in realtà non ha possibilità di governare per diversi motivi. Lieberman, considerato un falco, ha più volte dichiarato che non si siederà mai con la Lista araba. Quest’ultima ha al suo interno almeno quattro elementi di Balad – il più controverso dei partiti che formano la Lista Unita – che contestano l’ex Capo di Stato Maggiore Gantz e che non sono pronti a sostenere Kachol Lavan.
Se quindi Netanyahu al momento non ha i numeri per governare – nonostante l’indiscussa vittoria personale in queste elezioni come dimostrano i 35 seggi ottenuti dal Likud –, i suoi avversari sono nella stessa situazione. Con un ma: i 62 potrebbero mettersi d’accordo e far approvare una legge che impedisca proprio a Netanyahu di diventare Primo ministro in quanto sotto processo per corruzione e frode (il processo inizierà il 17 marzo). Anzi, Kachol Lavan ha confermato in queste ore di stare lavorando proprio in questa direzione: costruire una maggioranza che approvi alla Knesset una legge che impedisca a un parlamentare sotto processo di ricoprire la carica di Primo ministro. Una legge simile, riportano i media israeliani, era stata dallo stesso Netanyahu nel 2008 quando ad essere nell’occhio del ciclone era l’allora Premier Ehud Olmert. La legge non passò ma comunque Olmert si dimise prima ancora della formalizzazione delle accuse nei suoi confronti.
Non è chiaro se la strada di Kachol Lavan sia, dal punto di vista della legittimità, percorribile ma è un indicatore della forte divisione politica in Israele. Gantz e i suoi alleati – momentanei e non – agiscono affermando che la maggioranza del paese ha votato contro Netanyahu: il blocco anti-Bibi conta circa 2milioni 300mila elettori; quello a favore, circa 2milioni e 100mila (qui un sito con i dati e i grafici in ebraico). Il divario esiste ma i voti ottenuti da Netanyahu e dai suoi alleati sono moltissimi e un’operazione come quella di Kachol Lavan potrebbe veramente ripercussioni sociali forti. Per il leader del partito Shas, Arye Deri “approvare una legge su misura per impedire a Benjamin Netanyahu di servire come primo ministro dopo che il pubblico ha espresso la sua fiducia [in Netanyahu] è una vergogna e infrange le regole del gioco politico”. “Kahol Lavan – aggiunge – è pronto a sacrificare il Paese e l’unità della nazione in favore del suo odio personale per Netanyahu, che unisce Lieberman e la lista araba”.

Daniel Reichel