La Livni vince, salva Kadima e prende il timone
Vince Tzipi Livni, nuovo leader di Kadima, il partito di maggioranza relativa, e imminente primo ministro al posto del dimissionario Ehud Olmert. Forse si apre una nuova era nella politica israeliana. Ma per ora lo dicono solo gli exit poll, sondaggi storicamente insidiosi, fino a che lo spoglio dei voti non confermerà. I margini di vittoria offerti dai tre principali canali televisivi fuori dai seggi, garantiscono tuttavia un vantaggio che di solito il calcolo dei numeri reali non riesce a erodere: 47,5%, 48,49. Il regolamento delle primarie di partito prevede che la soglia per evitare il ballottaggio sia il 40 per cento. Tutti gli exit poll garantiscono una distanza di almeno 10 punti dal principale contendente, il ministro dei Trasporti Shaul Mofaz, freddo sostenitore di un dialogo con i palestinesi ma entusiasta all’ipotesi di bombardare i siti nucleari iraniani. Ieri sera anche il campo di Mofaz incominciava ad ammettere la sconfitta. Per essere un voto che non doveva scegliere solo il leader di un partito, ma anche un primo ministro e quale processo di pace attuare con i palestinesi, l’attenzione dei membri di Kadima era stata piuttosto deludente per una buona parte della giornata. Si aspettava un’affluenza di circa la metà dei 73 mila iscritti con diritto di voto: di solito è questa la percentuale nelle primarie in Israele. Ma alle sei di pomeriggio, solo quattro ore prima della chiusura dei seggi, l’affluenza era attorno ad un misero 30%: mai cosi pochi stavano scegliendo tanto per il destino di così tanti, per parafrasare Churchill. Per questo Tzipi Livni aveva chiesto di rinviare di un paio d’ore la chiusura dei seggi: una scarsa affluenza avrebbe tra l’altro avvantaggiato Shaul Mofaz, che aveva lavorato ai fianchi la base del partito, quella che comunque va a votare. Ma anche lui doveva ammettere che il 30% avrebbe indebolito una sua eventuale vittoria. Alla fine di una breve trattativa, si è deciso di concedere una mezz’ora in più ai ritardatari. I seggi si sono chiusi alle 22.30, permettendo di salvare la faccia al partito sul quale erano puntati gli occhi del resto d’Israele e della diplomazia dimezzo mondo: 50% di affluenza. Alla fine dello spoglio, confermato il successo, Livni dovrebbe incominciare a formare un nuovo Governo: non è chiaro se già da premier. Non è cioè sicuro se Olmert le lascerà subito il posto o attenderà la nascita dell’Esecutivo. «Arrivederci», diceva ieri il primo ministro dopo aver votato nel seggio di Pisgat Ze’eev, fuori Gerusalemme. «Ma ci rivedremo presto». Alla fine del mese inizierà un lungo periodo di feste ebraiche che paralizzeranno l’attività del Parlamento. Intanto però, vincendo, Livni salva Kadima, inventato solo tre anni fa da Ariel Sharon. Se fosse passato Mofaz, il partito sarebbe diventato un clone del Likud di Bibi Netanyahu. La vittoria di Livni tuttavia non esclude elezioni anticipate a primavera: anche se si ricostituisce l’attuale maggioranza con laburisti e altre forze minori, le scelte che dovranno essere prese, soprattutto riguardo alla trattativa di pace con palestinesi e siriani, richiedono un primo ministro eletto da Israele: non da 35 mila iscritti di Kadima.
Ugo Tramballi
Il Sole 24 Ore – giovedì 18 settembre 2008