Simone Veil, una vita per i diritti umani

“Mi sono sempre battuta per i diritti delle donne, per il femminismo”. Così Simone Veil ha aperto il suo intervento nel Salone d’Ercole di Palazzo Farnese a Roma dove, dopo aver ringraziato i relatori intervenuti prima di lei, ha ripercorso velocemente le fasi della sua vita: la deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz con sua madre e Madeleine – affettuosamente soprannominata Milou – una delle sue sorelle. Le prime missioni come magistrato si occuperanno del miglioramento della vita carceraria in Francia e poi nel 1974 l’impegno politico, nel governo Chirac dove si batte per la legalizzazione del IVG (interruzione volontaria di gravidanza) “Da anni ero sensibile al problema dell’aborto; non solo come donna, ma anche come magistrato. – afferma Madame Veil in alcuni passi del libro Une Vie presentato in questi giorni a Roma – Come la maggior parte delle mie colleghe, ero sconvolta dai drammi di cui venivo a conoscenza. E poi mi scioccava l’atteggiamento particolarmente reazionario di alcuni giudici […] che si accanivano a perseguire i medici che avevano praticato aborti, per interdirli a vita dall’esercizio della professione”.
Ed è proprio sul suo impegno in favore delle donne che ha posto l’accento Aldo M. Morace, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari, co-organizzatrice dell’evento insieme alla Comunità ebraica di Roma ed alla Fondazione Umberto Mastroianni, con il patrocinio della Regione Lazio: “Il sostegno di Madame Veil alla legge sull’aborto, ha affermato il Prof. Morace, si basa sul principio per cui la Legge si evolve con la società. Il femminismo di Madame Veil è un femminismo privo di qualunque punta retorica, per il raggiungimento di una partecipazione effettiva a tutte le decisioni”. E nel ricordare la giornata di studio organizzata a metà giugno presso l’ateneo di Sassari, rappresentato anche a questo evento dal Pro-Rettore Attilio Mastino, in onore di Madame Veil, il Prof. Morace ha concluso rivelando il sogno di questa grande donna ” un sogno – ha precisato – non un’utopia, il sogno di una voce unica per tutto il nostro Continente”.
Sull’impegno sociale e civile di Simone Veil si è soffermato anche Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità ebraica romana, “Perché oggi è importante parlare del ruolo di Madame Veil, – ha domandato Pacifici – perché uno degli errori commessi in questi anni è quello di immaginare gli ebrei ed ancor più i sopravvissuti in base alla loro esperienza, mentre madame Veil ci dà l’immagine di una donna impegnata per il suo Paese e per l’Europa”.
“Prima delle leggi razziste, ha continuato Pacifici, c’erano 35 fra deputati e senatori impegnati per lo Stato italiano in Parlamento, spiegare i danni che queste leggi hanno provocato è impossibile, …., ma l’Italia non è stata mai capace di fare veramente i conti con il nazismo, nessun processo, nessuna incriminazione, come se tutto fosse svanito nel nulla, invece la Francia lo ha fatto e questo va detto”.
“Avere una donna come Simone Veil – ha concluso Pacifici – significa che tutti noi abbiamo il dovere di ricordare per costruire un futuro migliore, noi siamo pronti come lo è stata Madame Veil a tendere la mano a tutti coloro che sono discriminati”.

Lucilla Efrati