La Favola amara, un esempio di speranza nella tragedia della Shoà
In occasione della Giornata della Memoria, il Laboratorio interculturale Da’at presenta La favola amara un progetto interdisciplinare, ideato e allestito da Sarah Kaminski, e Maria Teresa Milano, con il coordinamento organizzativo di Nicoletta Scrivo (Onda Teatro).
Il progetto culturale, strutturato su più livelli, vuole presentare il lavoro narrativo e didattico sviluppato dagli insegnanti per i bambini nel ghetto di Lodz e di Terezin, unica speranza per l’universo infantile distrutto, dopo la promulgazione delle leggi razziali e la deportazione. L’educazione e la formazione nelle discipline artistiche (pittura, musica, teatro), era il dono degli adulti consegnato ai bambini ebrei segregati dai regimi fascisti, per costruire una “resistenza alla vita” e un futuro di speranza.
La Mostra, inaugurata il 22 gennaio presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani in via Galileo Ferraris a Torino in collaborazione con la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani onlus, con il Patrocinio della Comunità Ebraica di Torino ed il contributo di Compagnia di San Paolo rimarrà aperta fino al 3 febbraio.
“L’inaugurazione della mostra Favola Amara mi induce a riflettere su una figura molto nota quando si parla di infanzia rubata dalla Shoà; – ha detto la vicepresidentessa Ucei Claudia De Benedetti, nel suo discorso di saluto all’inaugurazione della mostra – uno dei pochi e straordinari esempi di luce possibile anche in mezzo alle tenebre: Janusz Korczak pseudonimo di Henryk Goldszmit”.
“Cercare di ricostruire il senso di un mondo capovolto nel caos e nella rovina, – ha proseguito la De Benedetti- fu compito irrinunciabile per un uomo che ebbe sulle spalle tanti ragazzi cui garantire condizioni minime di decenza. Ai ragazzi di cui si prese cura, riunendoli in un orfanotrofio a partire dal 1938, ripeteva che non bisogna mai odiare nessuno, neanche i soldati tedeschi, che la dignità l’onestà e il coraggio sono virtù non transitorie. E infatti, con estrema dignità, i “suoi” bambini marciarono verso il treno della morte, coi vestiti della festa” e lui marciò con loro fino alla morte.
La mostra prevede due percorsi formativi: il primo intitolato La Favola del Ghetto di Lodz. proposta dagli insegnanti del ghetto, è accompagnata da diciassette grandi disegni coloratissimi, che spiegano l’importanza dell’apprendimento del lavoro assegnato nel ghetto di Lodz ai più piccoli.
Il secondo intitolato Immagini da Terezin si ispira appunto al Ghetto di Terezin, chiamato dai nazisti “ghetto modello”. In esso era di vitale importanza l’attenzione riservata ai bambini; la musica e le discipline artistiche divennero al tempo stesso strumento educativo e mezzo di salvezza. Là, in tre anni furono internati circa 15.000 bambini e alla liberazione del campo (8 maggio 1945) ne erano sopravvissuti appena un centinaio.
Per la realizzazione del progetto il Laboratorio interculturale Da’at ha ottenuto la collaborazione di esperti dei vari settori e contatti con i più importanti centri di ricerca: Yad Vashem, Memoriale e Centro studi per la Shoah, Gerusalemme; Beit Terezin, museo e archivio storico su Terezin, kibbutz Gyvat Khayyim, Israele; Terezin Music Memorial Project, Tel Aviv University.
L.E.
Orario di apertura:
dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 15.00
venerdì 23 e sabato 24 gennaio dalle ore 20.00 alle ore 20.45
domenica 26 gennaio dalle ore 15.00 alle 16.15
venerdì 30 e sabato 31 gennaio dalle ore 20.00 alle ore 20.45
domenica 1 febbraio dalle ore 15.00 alle 16.15
Ingresso gratuito prenotazione obbligatoria per gruppi di circa
25 ragazzi , famiglie ed accompagnatori