Intervista al Rav Giuseppe Laras

Il pubblico delle nostre Comunità sembra non sufficientemente informato di quali siano i compiti dell’ARI. Vuole darne una breve descrizione?
L’A.R.I. è un organo dell’Unione delle Comunità che gode di propria completa autonomia e che ha il compito di rappresentare il Rabbinato Italiano sia nei confronti degli enti ebraici in Italia e all’estero, sia nei confronti di quelli non ebraici.
In particolare l’ARI intrattiene rapporti con le Chiese, e in particolare in Italia con la Chiesa Cattolica e con la Chiesa Valdese, con alcuni rappresentanti dell’Islam e di altre religioni. Tra i suoi compiti istituzionali vi è la nomina dei rabbini delegati al Congresso dell’Unione. È responsabilità dell’A.R.I. riunire periodicamente i vari rabbini membri, al fine di determinare collegialmente le linee direttive da seguire nelle Comunità Ebraiche Italiane e di fornire assistenza, nei settori di kasherut, educazione e culto, alle Comunità più piccole o prive di una presenza rabbinica fissa.
Qual è la differenza tra Consulta Rabbinica e Assemblea Rabbinica?
La Consulta, interna al Consiglio UCEI, è l’organo preposto a esprimersi circa questioni halakhiche nei confronti dell’UCEI stessa, nonché delle singole Comunità. La Consulta Rabbinica esercita inoltre una funzione di controllo didattico e disciplinare nelle attività del Collegio Rabbinico Italiano.
Quali sono i progetti su cui sta lavorando oggi l’ARI?
I progetti dell’ARI riguardano vari settori:
1) Kasheruth (liste prodotti permessi reperibili sul mercato; prodotti kasher certificati; shechità nazionale; corsi per la preparazione dei Mohalim);
2) Educazione e pubblicazioni: sostegno al proseguimento della pubblicazione della Mishnah in italiano e di altri lavori di carattere halakhico e rituale in generale; organizzazione di seminari a tema sia per i Rabbanim sia per le comunità.
Come si sta muovendo per affrontare i problemi connessi con la polemica sulla milà?
Vorrei soffermarmi, in via preliminare, sul grave problema di reperimento di Mohalim idonei e esperti, che purtroppo è comune a tutte le Kehilloth (si sta infatti pensando di bandire un concorso per formare Mohalim in Israele).
Riguardo alla polemica in questione, ritengo consigliabile che la nostra posizione, allo stato attuale, attenda gli sviluppi in corso, dato che, per il momento, non investe direttamente le nostre Comunità.
L’ARI, quando sarà interpellata, fornirà tutte le delucidazioni concernenti questo problema nella sua generalità.
… e sulla shechità?
Secondo quanto stabilito dall’Intesa con lo Stato Italiano, la shechità in Italia è legalmente riconosciuta.
L’ARI, tuttavia, segue con attenzione quanto avviene a livello europeo, cercando di prevenire e contrastare eventuali provvedimenti assunti nel Parlamento Europeo contro le macellazioni rituali.
Come sono i rapporti con le altre istituzioni rabbiniche nel mondo (Israele, Europa, America)?
Attraverso la Presidenza, sono da tempo attivi canali di informazione e collaborazione con la Rabbanut HaRashit e altre Rabbanuiot d’Israele, la Conferenza Rabbinica Europea e singoli rabbinati europei e statunitensi.
L’Assemblea dei Rabbini è composta da rabbini “ortodossi”: quali sono i criteri con cui vengono iscritti all’ARI? Qual è la preparazione culturale richiesta?
Sono membri dell’Assemblea Rabbinica Italiana coloro che hanno conseguito il titolo rabbinico superiore presso una scuola rabbinica italiana o presso altri istituti riconosciuti dall’Assemblea.
La voce dei rabbini italiani sembra un po’ troppo flebile rispetto alle grandi tematiche dell’uomo moderno (testamento biologico, cellule staminali, inquinamento etc): non pensa che una maggiore presenza nei media potrebbe giovare a definire in maniera più chiara le differenze tra l’ebraismo, il cristianesimo e il pensiero laico?
Si tratta di tematiche che, per quanto siano ancora allo stato fluido, specie in Italia, hanno già trovato in taluni ambienti ebraici, sia americani che israeliani, un ventaglio di posizioni prospettanti possibili linee di condotta attuabili, valide esclusivamente per il mondo ebraico.
La ridotta visibilità dei Rabbini Italiani in foro pubblico circa queste difficili questioni dipende anzitutto dal fatto che essi sentono il dovere di rivolgersi in prima battuta ai loro correligionari. Da ultimo, poche sono state le richieste di intervento pubblico al riguardo.
Dopo la decisione dell’ARI di astenersi dal partecipare alla giornata del 17 gennaio, tradizionalmente destinata dalla Chiesa Cattolica all’approfondimento dell’ebraismo, quale atteggiamento intende ora assumere il Rabbinato Italiano?
L’A.R.I sin dall’inizio ha con dignità, responsabilità e tempestività preso ferma posizione nei confronti di discutibili iniziative della Chiesa Cattolica. Attendiamo ora ulteriori sviluppi da parte della Chiesa stessa per poter assumere, da parte nostra, decisioni adeguate, volte a superare l’attuale stato di stasi. Come valuta la prossima visita di Papa Benedetto XVI in Israele?
Valuto senz’altro la visita del Papa in Israele in senso positivo: sia per nuovi possibili collaborativi sviluppi che si potranno avviare nei confronti dello Stato di Israele da parte dello Stato Vaticano, sia nel senso di una urgente e opportuna pacificazione dei rapporti tra le diverse confessioni religiose in Medio Oriente (es. Cattolici di rito orientale in Eretz Israel e ebraismo locale), sia ai fini di un rinnovato dialogo tra l’Ebraismo diasporico e il Cattolicesimo.
Di fronte alla grande richiesta di cultura ebraica legata alla Torà che si fa sempre più pressante nelle Comunità italiane, cosa pensa debba fare l’Assemblea?
Alcuni singoli Rabbanim da tempo si adoperano, nei limiti delle proprie possibilità, specializzazioni e tempo a disposizione, ai fini di una presenza di cultura ebraica il più possibile elevata, adatta ai nostri giorni e continuativa. Vi sono incontri, lezioni (anche on-line) e conferenze.
Mi rendo conto che il lavoro è enorme e che le richieste –il che è un ottimo segno!- sono moltissime. C’è certamente da migliorare lo stato attuale delle cose. Ma servono anche nuove forze e nuove risorse, oltre che molta, molta collaborazione, pazienza e impegno da parte di tutti e a vari livelli.

(domande formulate dal Rav Shalom Bahbout)