Un anno di sport – Anche Adam Kovacs merita un dieci

Volevamo iniziare il nuovo anno all’insegna dello sport. E così, nella prima newsletter del 2010, abbiamo pubblicato un pagellone nel quale erano sinteticamente riportate le imprese, sia negative che positive, di cui si sono resi protagonisti alcuni atleti ed allenatori ebrei nel 2009. Tantissimi i nomi che avrebbero meritato una citazione. Poco, invece, lo spazio a disposizione. Tuttavia, come ha fatto notare il presidente della Federazione Italiana Maccabi Vittorio Pavoncello, è stato un errore non parlare di Adam Kovacs, ventinovenne karateka ungherese che nel luglio scorso ha trionfato ai World Games di Taiwan nella categoria 65 kg.
Kovacs, infatti, non è solo un grande talento. Ma un vero e proprio mostro di bravura.

La vittoria in terra asiatica rappresenta la ciliegina sulla torta di una carriera straordinaria, nel corso della quale ha conquistato una quantità di trofei che ben pochi sportivi possono esibire in bacheca. Vicecampione del mondo nel 2004 e nel 2008, da undici anni è l’incontrastato dominatore del campionato ungherese. Nessuno, in patria, è stato realmente mai in grado di metterne in discussione la leadership. Il suo antagonista più pericoloso può essere solo la piacevole routine di trionfi ai quali è ormai abituato, che potrebbe finire per appagarlo e placare la sua fame di successi anche a livello internazionale. Ma Adam non è certo uno sprovveduto.
Il Dojo Kun, insieme di principi morali alla base del karate, dice: “prima di tutto cerca di acquistare l’autocontrollo”. Kovacs ha interiorizzato alla perfezione queste parole, tanto da fare del sangue freddo la sua arma principale, sia nella vita che sul tappeto. Sangue freddo che, unito ad un dinamismo fuori dal comune, dà luogo ad un mix spesso e volentieri micidiale per chiunque provi a sfidarlo. Se ne sono accorti anche i numerosi spettatori presenti agli ultimi Europian Maccabi Games, manifestazione disputatasi a Roma nell’estate di tre anni fa, di cui Adam è stato (insieme alla tennista Anna Smashnova) l’atleta più rappresentativo in gara. In quell’occasione, come sempre, ha dato il meglio di sé. Perché, ancora prima di essere un affermato campione, è soprattutto un ragazzo molto attaccato alla sua identità ebraica. E quale migliore opportunità per dimostrarlo se non onorando al massimo quelli che sono i giochi ebraici per eccellenza? Dunque, visto che nel pagellone abbiamo dato un voto all’annata di ogni singolo sportivo, a Kovacs spetta sicuramente un bel dieci, sia per la bravura che per l’indubbia professionalità.

Adam Smulevich