Dialogo – Il Talled

Il rabbino capo di Roma lo indosserà subito prima di accompagnare Benedetto XVI dentro la sinagoga della Capitale. L’antichissima seta è arricchita di pizzi e merletti. Oltre tre secoli di storia, innumerevoli avventure, vicissitudini, sofferenze. Il manto rituale che il rabbino capo di Roma riceverà in consegna subito prima di varcare la soglia della sinagoga assieme a Benedetto XVI non è solo uno fra i Talled più antichi e preziosi fra tutti quelli conservati al mondo, ma anche il simbolo degli ebrei di Roma. Proveniente da una delle sinagoghe della piazza Cinque Scole, la seta finemente lavorata, arricchita degli intarsi e dei rosoni di pizzo opera di artigiani mitici testimonia della lunghissima permanenza della realtà ebraica sulla sponda del Tevere. Il manto, abitualmente utilizzato nella preghiera del mattino e in altre occasioni solenni, coprirà le spalle della massima autorità rabbinica romana, che molto probabilmente si presenterà all’appuntamento con il papa vestito di scuro e senza utilizzare le vesti tradizionali dei rabbini della sinagoga di Roma. Nella variante più sfarzosa dell’epoca, il manto consisteva in un grande rettangolo di seta bianca, ornato a volte da righe azzurre e arricchito al centro e ai lati da fasce di merletto. I rosoni di pizzo si trovavano spesso in corrispondenza delle frange rituali che il talled ha il compito di sostenere e che gli ebrei devono portare in vista durante la preghiera. Gli studiosi raccontano che in particolare a Roma si compissero follie per possedere un bel talled e che le fidanzate facessero a gara per offrirne gli esemplari più preziosi ai futuri sposi. Durante la visita di Giovanni Paolo II nel 1986, il rav Elio Toaff che accolse il papa in qualità di rabbino capo di Roma aveva scelto di vestire la tradizionale tunica bianca su cui era appoggiato un normale talled contemporaneo, comunemente utilizzato nelle preghiere quotidiane ai giorni nostri.

(Pagine Ebraiche, gennaio 2010)