Haiti, Israele in prima linea nella solidarietà
“Ci sono ancora possibilità di trovare dei superstiti sotto le macerie di Port-au-Prince”, aveva affermato solo pochi giorni fa il generale israeliano Shalom Ben Aryeh, che guida un team di 220 specialisti inviati dal suo governo per partecipare alle operazioni di soccorso ad Haiti. Aveva ragione. La notte del 17 gennaio la squadra di soccorritori israeliana capitanata dal colonnello Golan Wach, è riuscita ad estrarre dalle macerie di un edificio un uomo di 60 anni ancora in vita, che è stato subito ricoverato nell’ospedale da campo allestito dalla missione israeliana. “L’uomo – ha affermato il colonnello – era rimasto immobilizzato da una trave di cemento ma fortunatamente è riuscito a chiedere aiuto mediante un messaggio Sms inviato ai familiari, abbiamo impiegato ore per liberarlo e ora il nostro lavoro continua”. Fra le prime parole del superstite del terremoto di fronte ai suoi soccorritori: “Venite da Israele? Ma non mi prendete in giro!”, ha esclamato.
Gli sforzi di solidarietà della nazione israeliana stanno impressionando tutti e continuano senza sosta. Il capo rabbino di Roma, Riccardo Di Segni, sull’Unione informa di ieri ha raccontato l’emozione provata nel vedere, al Tg1, la scena della squadra di soldati israeliani che riuscivano a salvare una persona sepolta dalle macerie del terremoto e soprattutto la gente che assistendo applaudiva e diceva: “Viva Israele”.
Ancora di ieri, dopo la catastrofe e le centinatia di migliaia di vittime di cui circola voce, finalmente una notizia lieta: fra le macerie, è nato un bambino, sono stati i medici israeliani ad aver aiutato la donna haitiana, madre del piccolo, a partorire. Il nome scelto per il nuovo nato è Israel.
Valerio Mieli