Studio israeliano: fumare riduce l’intelligenza
Scemo chi fuma. I tabagisti abituali presenterebbero un quoziente intellettivo più basso di chi si astiene dal vizio della nicotina. Questo il responso di uno studio pubblicato sulla rivista Addiction dal Sheba Medical Center di Tel Hashomer, il più grande ospedale d’Israele, accreditato centro di ricerca scientifica e medica. Il fiore all’occhiello della sanità israeliana prende una posizione netta contro il consumo di sigarette. Secondo i suoi esperti, oltre ai risaputi danni che il fumo provoca alla salute fisica, da aggiungere anche a quelli estetici, ci sarebbero anche delle controindicazioni per quanto riguarda le funzioni cognitive. Mark Weiser e i sui collaboratori del reparto di psichiatria del centro Sheba si sono accorti che tra coppie fratelli di cui solo uno è fumatore, spesso è l’altro a totalizzalizzare punteggi più alti nei test standard del Q.I.. L’equipe di ricerca ha dunque esaminato un campione di 20.221 soldati di Tzahal, l’esercito di difesa israeliano, tutti diciottenni e maschi. Di questi il 28,5% è risultato essere un fumatore abituale (si è considerato tale chi ha dichiarato di concedersi più di cinque sigarette al giorno). Proprio questa minoranza nel campione selezionato sembrerebbe, dal risultato dei test, penalizzata dal punto di vista dell’intelligenza. Centouno il quoziente medio dei non fumatori, novantaquattro quello dei fumatori. Uno scarto sensibile. A maggior ragione visto che tali dati sono stati depurati da fattori esterni alla ricerca, quali la situazione socioeconomica e il livello d’istruzione dei genitori. Da Israele arriva un’ulteriore buona ragione, che si aggiunge alle tante già note, per smettere di fumare o per non cominciare proprio. Rimane insoluta un’ardua questione: è davvero il fumo che rende scemi, oppure bisogna già esser poco intelligenti per mettersi a fumare?
Manuel Disegni