Yerushalaim – Capitale di Israele e città universale

Yerushalaim è grammaticalmente un duale. Il nome rinvia a un duplice compito. Può essere già in questa forma grammaticale la risposta alla questione che negli ultimi giorni è tornata in primo piano sia sulla scena politica internazionale sia all’interno del mondo ebraico. Comunque si giudichino gli insediamenti a Gerusalemme est, difendendoli a oltranza o distanziandosene con preoccupazione, occorre riflettere sul ruolo di Yerushalaim.
Gerusalemme indica che il popolo ebraico è un popolo come gli altri, ma è anche “di più”. Perché ha un duplice compito che emerge proprio attraverso Gerusalemme: la soglia attraverso cui si passa, in Israele, dalla singolarità all’universalità. Nella tradizione ebraica Gerusalemme è al di fuori della spartizione delle terre perché è l’apertura mobile che permette l’unità, è il luogo del Tempio, la Residenza dell’Estraneità dell’Altro sulla terra. La condizione di questa Residenza, dell’apertura all’Altro, è che Gerusalemme sia capitale di Israele. Ma essere capitale dello Stato di Israele non basta. È a Yerushalaim che lo Stato degli ebrei può andare al di là dello Stato singolare, può accogliere l’estraneità dello straniero che sfugge alla sua sovranità.
In breve: per rispondere alla sua vocazione universale, Israele ha bisogno della sua singolarità, e Gerusalemme deve essere capitale. Ma è una strana capitale o, meglio, è il luogo dell’apertura all’estraneità. È attraverso questa apertura che è possibile la continuità e l’esistenza di Israele. È nel passaggio dalla singolarità all’universalità che si giocherà non solo il futuro dello Stato di Israele, ma la possibilità di un nuovo ordine del mondo. Scandalo per chi nel XXI secolo ragiona ancora con gli antiquati schemi del nazionalismo e del patriottismo, Yerushalaim dovrà essere città universale, aperta all’umanità, “pietra da carico per tutti i popoli” (Zaccaria 12, 3). È in questa Gerusalemme che – nella nostra Haggadah – promettiamo di esserci il prossimo anno.

Donatella Di Cesare, filosofa