Un privilegio inutile

Anche per quest’anno i ragazzi che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica correranno il rischio di ritrovarsi a fine anno scolastico con un punto in meno di credito rispetto ai loro compagni. Non ho le competenze giuridiche per commentare la decisione del Consiglio di Stato, comunque immagino che la storia non finirà qui. Intanto nelle scuole pubbliche si parla di religione cattolica molto meno di quanto ci si potrebbe aspettare in un paese in cui una maggioranza schiacciante dei cittadini è cattolica e la Chiesa fa sentire così forte la propria voce nel dibattito pubblico. Un esempio per tutti: nella mia scuola gli insegnanti di latino raramente arrivano a trattare gli autori cristiani (con l’eccezione della sottoscritta, ebrea). Nelle stesse ore di religione i ragazzi sembrano occuparsi di ogni argomento possibile e immaginabile (dalla bioetica alla Shoah), e in mezzo a questi la religione cattolica vera e propria (Bibbia, teologia, feste, ecc.) sembra diluirsi e perdere le proprie specificità. Insomma, non si percepisce una grande necessità, né da parte degli allievi né da parte degli insegnanti, di approfondire davvero le “radici cristiane”. E allora perché tutto questo chiasso per difendere un privilegio che agli stessi privilegiati non sembra interessare più di tanto?

Anna Segre