Benayoun, prime parole da giocatore del Chelsea

Yosi Benayoun, capitano e giocatore di maggior estro della nazionale di calcio israeliana, a distanza di alcuni giorni dal suo trasferimento al Chelsea campione di Inghilterra, parla e si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Il motivo del passaggio al dream team di Abramovich che ha fatto inferocire i tifosi del Liverpool? “Tutta colpa di Rafa Benitez”, spiega Yosi. Che attacca senza giri di parole il suo vecchio allenatore: “Non mi ha mai trattato con rispetto. Quando giocavo bene non mi mostrava mai fiducia e anche quando segnavo mi aspettavo sempre di restare fuori alla partita successiva. Quando poi i tifosi invocavano il mio ingresso in campo, mi diceva che non capiva perché lo facessero”. Un rapporto teso quello tra i due, che in questa sessione di mercato è sfociato in una separazione inevitabile: Benitez ha preso un aereo per Milano, il Benayoun furioso, quando la scelta italiana di Rafa non era ancora ufficiale, è volato a Londra. Con la casacca dei Blues insegue obiettivi ormai irraggiungibili per il flaccido Liverpool degli ultimi tempi. Yosi vuole vincere campionato e Champions League (“we can do it”) e far parte dei Carletto Boys, i fedelissimi di Carletto Ancelotti. Anche se non chiede garanzie tattiche quanto umane. “Per me è importante sapere che sarò trattato con rispetto, non sono così stupido da pensare che giocherò ogni settimana”. La tappa londinese è il punto più alto di una carriera in crescita costante. Dal deserto del Negev al prato di Stamford Bridge, quello che è comunemente chiamato il bimbo di Dimona (sua città di nascita), a 30 anni suonati ha la possibilità concreta di scrivere il proprio nome nella leggenda diventando il primo israeliano ad alzare la coppa con le orecchie. Il suo connazionale Avraham Grant, tecnico pro tempore del Chelsea un paio di stagioni fa, c’era andato vicinissimo. Solo un disgraziato rigore, l’ultimo della serie, calciato in malo modo da John Terry nella finale col Manchester United del maggio 2008 aveva servito su un piatto di argento l’ennesimo trofeo continentale ai Red Devils.

Adam Smulevich