Tu beAv – L’ultima festa, tra amore e perdono
Tu beAv, vale a dire il 15 del mese di Av (nel 2010 cade il 26 di luglio), è l’ultima ricorrenza dell’anno ebraico e anche la meno nota. Considerata festa dell’amore e della gioventù, fu istituita presumibilmente nel periodo del Secondo Tempio, ma, secondo alcuni, trae le sue origini da un’antica festa legata all’agricoltura e alla fine dell’estate. Attenuatasi la calura dell’estate, si finiva di tagliare il legname da usarsi nel Santuario per i sacrifici dell’anno successivo. Dal punto di vista liturgico la data si segnala per l’omissione nella preghiera quotidiana di alcune parti penitenziali (Techinnà). Inoltre chi si sposa in questa giornata è esentato dal digiuno istituito in occasione del giorno delle nozze. Se poi nel giorno di Tu beav ha avuto luogo l’inumazione di un defunto si limitano le manifestazioni pubbliche di lutto. Ma, quali sono le origini della festa e a quali eventi è legata? Una fonte midrashica ricorda che, a detta di «certi sapienti il 15 Av sono stati creati gli astri» (Otzar Hamid 1, 282 ). Nel libro dei Giudici si fa cenno a una festa popolare celebrata «da molti anni» nelle vigne con canti e danze e, secondo una tradizione, questa che potrebbe esser definita una festa della vendemmia cadeva proprio il 15 Av. Altri sostengono che la festività risalga al periodo di polemico confronto fra Farisei e Sadducei e che sarebbe stata istituita dai primi per celebrare un loro successo nei confronti dei Sadducei. Nelle nostre fonti il riferimento più evidente è dato da quanto riportato nella Mishnà: Raban Shimon ben Gamliel diceva: «Per Israele non esistevano giorni più lieti del 15 di Av e del giorno di Kippur, in cui le fanciulle di Gerusalemme uscivano con abiti bianchi presi in prestito per non far arrossire le più povere. Tutti i vestiti andavano sottoposti al bagno di purificazione. Le fanciulle di Gerusalemme uscivano a danzare nelle vigne. E che cosa dicevano ? “Giovane, alza i tuoi occhi e guarda bene quello che scegli. Non posare gli occhi sulla bellezza, ma bada alla famiglia. Cosa falsa è la grazia; vanità è la bellezza. Solo la donna temente di Dio è degna di lode” (Prov. 31,20 – Ta’anit IV, 7)». Questo testo presenta alcune difficoltà di interpretazione. Ci si domanda quale tipo di rapporto leghi Tu beav e il giorno di Kippur. Qualcuno sostiene che entrambe le date sono collegate al perdono concesso da D. in diverse occasioni. Nel giorno di Kippur l’Eterno perdonò di fatto il popolo ebraico che si era macchiato del peccato del vitello d’oro, ma, secondo la tradizione, era il 15 di Av allorchè fu accolta la richiesta di perdono formulata da Mosè il giorno stesso della sua discesa dal Sinai. Sempre nel giorno del 15 di Av ebbe termine la pestilenza inviata come punizione per la vicenda degli esploratori incaricati da Mosè di compiere un sopralluogo in Terra di Israele. Inoltre il 15 di Av cessarono i decessi di quanti, usciti dall’Egitto, furono condannati a morire nel deserto. E anche questa circostanza è legata al perdono di D. perché si sostiene che quanti non morirono entro quella data sopravvissero miracolosamente. Le fonti midrashiche riferiscono che nel quarantesimo anno del soggiorno nel deserto, gli ultimi quindicimila di quanti, ultraventenni, erano usciti dall’Egitto attendevano la morte per il 9 Av, tradizionale anniversario del peccato degli “esploratori”. Infatti, secondo la tradizione, furono condannati a morire nel deserto e pertanto a non entrare nella Terra Promessa, solo coloro che avevano superato i vent’anni. Ma, l’Eterno ebbe pietà e li lasciò in vita. Dapprima costoro ritenevano di aver conteggiato male il tempo e che il 9 di Av non fosse ancora sopraggiunto, ma quando videro in cielo splendere la luna piena (segno che era il 15 del mese) si resero conto di esser stati perdonati e istituirono il 15 di Av come giorno di festa. (Talmud Jerushalmi-Ta’anit 4). Dunque esiste un rapporto fra Kippur e 15 di Av. Perché non c’è gioia maggiore di quella provata da colui al quale sono stati perdonati gli errori commessi. Secondo la Meghillat Ta’anit, il 15 di Av non si fanno manifestazioni di lutto in quanto la giornata è legata alla raccolta del legname per il Santuario (Nehemia 10, 35). Le fonti talmudiche affermano che in questo giorno sono state abrogate alcune limitazioni nel campo matrimoniale. Si ricorderà che nel libro dei Numeri, a proposito delle “figlie di Tselofchad” (cap. 36), per evitare che vi fossero trasferimenti di proprietà terriera fra una tribù e l’altra, fu stabilito che una donna erede di una famiglia priva di figli maschi non potesse sposare un membro di altra tribù. Si racconta anche che, in relazione al triste episodio della “concubina” (Giud. 19-20,21) i rappresentanti delle varie tribù si impegnarono a non consentire le nozze con una donna appartenente alla tribù di Beniamino. Il 15 di Av fu stabilito che le suddette deliberazioni riguardavano solo la generazione nella quale furono prese. Secondo il Talmud, il 15 di Av, Hoshèa’, figlio di Elà, ultimo re di Israele, abolì i posti di blocco istituiti da Geroboamo ai confini col territorio di Giuda. Veniva in tal modo sollecitata la riunificazione tra il territorio del Regno di Giuda e quello del Regno d’Israele (Ta’anit 30). Il 15 di Av ricorda anche la revoca del provvedimento delle autorità romane di dare sepolture ai caduti della fortezza di Betar (135) strenuamente difesa dai combattenti di Bar Kokhbà. Nonostante i cadaveri fossero stati abbandonati all’aperto per lungo tempo, furono miracolsamente trovati integri. Per celebrare l’evento fu istituita una benedizione supplementare (Hatov Vehametiv) nel Birkat Hamazon, la formula da recitarsi dopo il pasto (Bava Batrà, 121). Il 15 di Av viene altresì ricordato come giorno dello «spezzamento delle scuri». Infatti da questo giorno tali strumenti venivano pubblicamente spezzati in quanto non servivano più, essendo terminata la raccolta del legname per il Santuario. In quell’occasione si faceva una grande festa. (B. Batrà, 121) Si osserva altresì che il progressivo accorciarsi della luce del giorno che ha inizio nel periodo del 15 di Av predispone l’animo all’atmosfera del succesivo mese di Elul particolarmente adatto alla riflessione e alla introspezione in preparazione delle imminenti ricorrenze autunnali (Yamin Noraim). il testo fondamentale della Kabalà, la mistica ebraica, raccomanda di celebrare il 15 di Av con manifestazioni di allegria perché in questo giorno la Provvidenza è particolarmente disposta alla benevolenza nei confronti dell’uomo. Viene anche suggerito di dedicare la notte allo studio di Torà. Sono dunque tante le motivazioni proposte sui significati della ricorrenza. In relazione al passo della Mishnà riportato all’inizio c’è chi ha formulato due curiose affermazioni. Si è visto che il 15 di Av le fanciulle uscivano a ballare, presumibilmente in cerchio, vestite di bianco. Il termine “Av” designa un mese dell’anno ebraico, ma è composto dalle prime due lettere dell’alfabeto: Alef Bet. Da notare che nell’alfabeto ebraico la quindicesima lettera è la Samekh, che ha la forma di un cerchio ed evoca pertanto la danza in circolo, nella quale tutti i danzatori si possono guardare l’un l’altro e si trovano tutti in situazione di uguaglianza. Inoltre si afferma che nei tempi messianici, il Santo Benedetto parteciperà alla danza festosa dei giusti ponendosi in mezzo a loro. Qualcuno sostiene che la danza organizzata per i giusti avrà luogo nel Gan Eden. In quell’occasione l’Eterno sarà al centro del cerchio e ognuno dei partecipanti Lo additerà agli altri esclamando: «Ecco questo è il nostro Dio nel quale abbiamo confidato…. Gioiamo e rallegriamoci nella Sua salvezza». (Isaia 25, 9) E quanto al colore bianco richiesto per le vesti delle fanciulle, questo, secondo alcuni, è composto da vari colori che rappresentano la varietà del nostro mondo materiale. Ma, il mondo futuro non avrà alcunchè di materiale e pertanto non vi sarà più bisogno di indossare abiti bianchi. Oggi, nel risorto Stato di Israele è ripreso l’uso di dar vita, in occasione di Tu Beav ad allegri incontri campestri fra giovani, a feste di fidanzamento e riunioni di riconciliazione.
Rav Luciano Meir Caro, rabbino capo della Comunità Ebraica di Ferrara e membro della Consulta Rabbinica, Pagine Ebraiche, agosto 2010