Calcio – Indossa la Kippah, ammonito

Recita il sito dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA) che “ai giocatori è consentito esprimere la propria gioia dopo la segnatura di una rete, ma tale manifestazione non deve essere eccessiva. Le manifestazioni di gioia non eccessive sono consentite, ma la pratica di celebrazioni coreografiche non deve essere incoraggiata quando causa eccessiva perdita di tempo (…).Un calciatore deve essere ammonito se (…)a giudizio dell’arbitro, fa gesti che sono provocatori o derisori (…), copre la propria testa o il proprio volto con una maschera o un altro oggetto similare (…)”.
Insomma, nel leggere le note al regolamento pare proprio che indossare una kippah (il copricapo ebraico anche detto “papalina”), evidentemente per un momento di personale religiosità, che richiama altri gesti assimilabili di diverse religioni, non sia certo da sanzionare. Peraltro, sulle esultanze da dopo rete vi è una vasta, controversa e contraddittoria casistica che lascia pensare che, anche nel calcio, c’è chi può e chi non può…
Itay Shechter, giocatore dell’Hapoel Tel Aviv sanzionato appunto per quello che un sito definisce ironicamente “yarmulke goal” (“rete della papalina”), evidentemente non può: accantonate ipotesi di pregiudizio visto che all’Hapoel è stato concesso un rigore. Viene da chiedersi cosa abbia indotto l’arbitro a questa assurda e dannosa (per le conseguenze) decisione. Forse una malintesa e perversa interpretazione dell’invece assai sano concetto di laicità?! In questo caso sarà bene che i calciatori comunque credenti stiano all’erta. Direi però che la risposta migliore la fornisce sempre il sito dell’AIA che chiosa: “Ci si aspetta che gli arbitri utilizzino il buon senso in occasione dei festeggiamenti di una rete”.

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Gadi Polacco, Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane