Travolti dal fiume della fiction
Molti giornalisti e critici cinematografici, un pugno di storici, un giovane addetto stampa; lo sceneggiatore, alcuni esponenti del mondo cattolico; Ettore Bernabei, per decenni direttore della Rai e fondatore di Lux vide, produttrice di Sotto il cielo di Roma e, ovviamente, gli attori protagonisti. Il pubblico è di quelli assortiti.Tutti accomodati, in religioso silenzio, davanti a uno schermo gigante. Nelle eleganti sale di un albergo romano sono in parecchi a rispondere all’invito dell’ufficio stampa Rai per un’anteprima della fiction che promette di sbancare gli ascolti. Duecento minuti da trangugiare in un sol boccone per capire quali possono essere le reazioni alla miniserie che racconta Pio XII, il papa più discusso degli ultimi decenni; la deportazione degli ebrei romani e i conventi che allora nella Capitale diedero rifugio a tanti perseguitati. Il film si apre sulle immagini del pontefice in preghiera. Il volto è quello ossuto di James Cromwell che, concorderanno diversi critici, in quest’occasione offre gran prova di sé. E subito scatta il riconoscimento. Quello è infatti un volto più che familiare per chi oltre dieci anni fa aveva figli piccoli. Allora impersonava il fattore proprietario di Babe, il maialino coraggioso. Figura un po’ acidula, ma comunque carismatica (complice probabilmente anche la statura di Cromwell che pare misuri ben 201 centimetri). D’altronde la familiarità è una buona chiave per inoltrarsi nella fiction. Miriam, la bella protagonista, è infatti Alessandra Mastronardi, la tenera Eva dei Cesaroni mentre Margot Sikabony, già vista in Un medico in famiglia, impersona la suorina di cui invano s’innamorerà Marco. Insomma, un mix di sicuro impatto. Soprattutto per il pubblico tipo della prima serata di Raiuno che, come ci spiegherà dopo un esperto, in buona parte dei casi ha un’età elevata e un titolo di studio che non supera la quinta elementare. Le immagini scorrono. Lo storico ogni tanto sobbalza sulla sedia. Qualcuno inarca il sopracciglio. Il critico prende appunti frenetico. E l’appassionato di fiction si lascia trasportare da questo fiume multicolore in cui si mischiano l’amore di David e Miriam e la deportazione dal ghetto, il pontefice e i generali nazisti, i conventi e i bimbi in pericolo. Agiografico? Poco rispettoso della storia? Kitsch? Sarà. Ma anche fra gli addetti ai lavori c’è chi si commuove. E il senso critico alza bandiera bianca.
Cento minuti e le luci si riaccendono. Un breve intervallo. Una gentile signora provvede tè, succhi di frutta e pasticcini mignon. I commenti scivolano via compiti. Non è ancora il momento di sbilanciarsi se non in qualche cortesia. La seconda puntata si sofferma sulla vita nei conventi e sul progetto di rapire il papa. E mentre la love story di David e Miriam si avvia al matrimonio, i tedeschi in ritirata risparmiano la città grazie all’intercessione del pontefice. E’ l’epilogo e il film si chiude com’era iniziato, sulla figura di Pio XII. Questa volta non più assorto in preghiera, ma circondato dalla folla plaudente a piazza San Pietro.
Al riaccendersi delle luci arrivano i primi commenti. Anche se il ritegno è palpabile. Ettore Bernabei si appassiona a spiegare le ragioni della fiction. Materia di cui è assoluto specialista se si considera che Lux vide è stata produttrice anche di un’apprezzatissima serie sui personaggi della Bibbia. “Questa è una televisione buona, che insegna, che trasmette dei contenuti. Non è la televisione del demonio di cui ha parlato di recente il papa e per cui io stesso ho lavorato per tanti anni”. Sbuca scettico dall’ombra il direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale, che commenta gelido e cortese come lui il vizio del telecomando se lo sia tolto ormai da molti anni. Arriva sorridente Luca Bernabei, produttore della fiction, saluta e chiede opinioni. Un critico parla di buon livello cinematografico. Lo storico discetta del complesso rapporto tra fiction e storia. Ma l’ora è tarda: c’è chi deve tornare al lavoro, chi ha figli piccoli, chi un aereo da prendere, chi una cagnolina da portare a spasso. E alla spicciolata la
riunione si scioglie. La discussione è rimandata alla prossima riunione di redazione.