Riccardo Pacifici: “La Rai faccia un gesto riparatore”
La Rai faccia un “documentario riparatore”. Così il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici commenta la fiction di Raiuno ‘Sotto il cielo di Roma’ trasmessa nelle serate di domenica 31 ottobre e lunedì 1 novembre. “Mi piacerebbe – spiega Pacifici – che i vertici Rai, con cui abbiamo ottimi rapporti, prendessero in esame, anche se ormai il danno è fatto, l’idea di fare un documentario che tenga conto anche del mondo ebraico e delle sue vittime, da rispettare nel loro dolore e nella loro memoria storica. Un progetto forte che rimetta in ordine le cose”. “Quando la Basilica di San Paolo fu violata -ricorda Pacifici- e il nonno di mia moglie Ezio Spizzichino fu catturato, non ci fu una protesta formale presso l’ambasciata tedesca e papa Pio XII non intervenne. Perché il papa andò in mezzo alle macerie di San Lorenzo gridando al dolore mentre non è venuto al Portico d’Ottavia? Perché non ha fermato i treni quando avrebbe potuto farlo?”. Pacifici pone l’accento anche su un aspetto che ritiene molto pericoloso: “Le fiction entrano nell’immaginario collettivo al di là che ci sia o no la verità storica – sottolinea – ‘Sotto il cielo di Roma’ guarda la storia da un punto di vista che noi non condividiamo, contestiamo e consideriamo un pericoloso tentativo di revisionismo storico, qualora passasse come messaggio universale. Il fatto che il Vaticano ha dovuto utilizzare un mezzo come la fiction per dire la sua verità storica prova che le sue argomentazioni sono deboli”.
“È evidente che la fiction – continua Pacifici- è un’operazione mediatica creata ad arte, finalizzata a costruire un consenso utile a santificare una figura controversa come Papa Pio XII. Il mondo ebraico non vuole introdursi nel discorso della santificazione del papa perché è una questione che non ci riguarda, ma sarebbe molto grave che si cercasse di modificare la realtà storica facendo apparire quel Papa come un eroe della Seconda Guerra mondiale”. “Noi abbiamo un enorme debito di riconoscenza verso tanti uomini di chiesa che si sono adoperati per salvare tanti ebrei – aggiunge Pacifici – Non riconoscerlo sarebbe un atto di ingenerosità e di ingratitudine. Del resto lo testimoniano i 21 mila casi di medaglie dei giusti consegnate dal museo della Shoah (Yad Vashem) a tantissimi esponenti del clero cattolico”. “Non bisogna però dimenticare – dice – quanti criminali nazisti sono riusciti a sfuggire alla giustizia grazie all’aiuto di conventi e prelati che gli hanno dato ospitalità e gli hanno dato lasciapassare e visti per fuggire liberi in sud America e nei paesi arabi, rovescio della stessa medaglia. E non possiamo neanche dimenticare altri ordini monastici che hanno accolto ebrei in cambio di denaro e poi li hanno messi fuori dalla porta senza pietà non appena questo era finito. O quanti invece – conclude – hanno aperto le loro porte in cambio della conversione”.
Secondo Abraham Foxman direttore nazionale dell’ ‘Anti-Defamation League’, è necessario attendere l’apertura degli archivi vaticani per esprimere un parere obiettivo sull’operato di papa Pacelli “Solo dopo l’apertura di quegli archivi con tutte le informazioni a disposizione, – chiarisce Foxman – potrà esserci un giudizio definitivo. Per questo sono assolutamente d’accordo con la definizione di ambiguità usata nei confronti di Pio XII dallo Yad Vashem, il Sacrario della Memoria di Gerusalemme”. “Nella fiction tv, sempre in base a ciò che mi hanno detto, ci sono soltanto le cose positive. Ci sono stati molti italiani che hanno aiutato gli ebrei in quei momenti terribili, ma non sappiamo se lo abbiano fatto per seguire la loro coscienza o perché lo abbia detto la Chiesa. non ci sono documentazioni”.
“La visione che viene data in questa fiction su Pio XII è totalmente fuori dalla storia: ci sono tre episodi che non corrispondono alla realtà dei fatti”. Dice invece il direttore del Museo della Shoah Marcello Pezzetti, “prima di tutto il Vaticano non ha mai fermato la razzia del 16 ottobre che si è svolta invece proprio come era stata programmata dai nazisti, senza interferenze. I nazisti aspettarono due giorni prima di deportare gli ebrei, anche perché si aspettavano una reazione dal Vaticano, ma questa non arrivò mai e loro poterono procedere”. Secondo errore dice Pezzetti “è dire che non è stata espressa condanna dal Vaticano perché in Olanda alla protesta dei vescovi olandesi è seguita la deportazione 40 mila ebrei, cosa assolutamente non veritiera! I vescovi olandesi, ben più coraggiosi di quelli italiani – continua – avevano protestato esclusivamente per gli ebrei che erano diventati cristiani e per i figli e coniugi di matrimonio misto”. “Terzo errore – aggiunge Pezzetti – è il rapimento del papa dato come dato storico certo: non esiste nessuna documentazione su questo, tutto si basa principalmente sulla testimonianza di Karl Wolff, ex assistente di Himmler, noto criminale e noto bugiardo e quindi non è attendibile”. Per il rav Giuseppe Laras, ex presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, la figura di papa Pio XII è destinata “a rimanere un elemento frenante lungo il percorso del dialogo ebraico-cristiano”. “Con tutto il rispetto e considerati i tempi drammatici e terribili di cui stiamo parlando, Pio XII – sottolinea Laras – più che da uomo di religione sembra essersi comportato da uomo politico”.