Wikileaks – Netanyahu: “Posizione di Israele più forte”

Wikileaks continua a tenere col fiato sospeso governanti, politici e cittadini comuni. Di ora in ora le rivelazioni sulla classe politica internazionale si arricchiscono infatti di dettagli imbarazzanti che suscitano reazioni più o meno forti da parte dei diretti interessanti. Tra i temi dibattuti più intercettati dagli hacker di Wikileaks spicca la questione mediorientale con i suoi mille e intricati risvolti che vanno dal processo di pace israelo-palestinese ai rischi della corsa al nucleare iraniano. Il quadro che sta emergendo con la pubblicazione dei file divulgati dagli uomini di Assange apre a scenari nuovi per il Medio Oriente tra cui una singolare alleanza che vede Israele e mondo arabo sullo stesso fronte in chiave anti-iraniana e sminuisce i timori dei politici israeliani che immaginavano una cattiva connotazione del paese e delle sue istituzioni. Netanyahu si è beccato la non certo piacevole etichetta di “leader elegante che non mantiene le promesse” ma se paragonata alle rivelazioni ben più sgradevoli che interessano altri potenti, la sua figura non ha subito particolari ripercussioni negative. Lo stesso Netanyahu è intervenuto nelle scorse ore in occasione dell’incontro annuale degli editori israeliani rassicurando politici e cittadini su eventuali polveroni mediatici causati dai file di Wikileaks e anzi sottolineando come l’immagine dello Stato di Israele ne esca rafforzata. “I documenti segreti finora pubblicati da Wikileaks – ha detto il primo ministro israeliano – non avranno ripercussioni sul nostro paese e sui suoi politici perché la differenza tra quello che i politici israeliani affermano nelle discussioni private con la diplomazia statunitense e quello che dicono alla popolazione è minima”. Netanyahu ha poi sottolineato come in altre situazioni il gap si sia rivelato di gran lunga maggiore riferendosi in particolare ai leader di alcuni paesi dell’area mediorientale che hanno dimostrato una linea di pensiero pubblica e privata molto discordante sulla questione iraniana. Emblematico secondo Netanyahu il caso di quei governi che pubblicamente si appigliano al conflitto israelo-palestinese per giustificare l’ostilità iraniana e che in privato invece incitano gli Stati Uniti ad attaccare Ahmadinejad. Grazie ai file divulgati da Wikileaks ad esempio è adesso di dominio pubblico il fatto che il re saudita Abdallah abbia più volte chiesto agli americani di “tagliare la testa al serpente” ponendo fine al suo programma nucleare e che le preoccupazioni di Abdallah siano condivise dal re Hamad del Bahrain (“Questo programma deve essere fermato, il pericolo di lasciarlo andare avanti è maggiore rispetto al pericolo di arrestarlo”), dal ministro della Difesa degli Emirati arabi che paragona Ahmadinehad a Hitler, dal leader yemenita Abdullah Saleh che non ha nascosto il suo timore per una possibile espansione militare dell’Iran e da molti altri governanti e regnanti arabi. “Adesso il mio auspicio – ha concluso Netanyahu esortando i leader dei paesi del Medio Oriente ad esprimersi pubblicamente sull’Iran –  è che il teorema secondo cui Israele è un ostacolo alla pace possa venire meno e che si riesca a dimostrare che gli interessi nostri e di molti paesi arabi possono coincidere”.

Adam Smulevich