L’impegno Wizo per le vittime dell’incendio in Galilea

L’incendio più grave nella storia di Israele, così lo ha definito il premier Netanyahu, riferendosi al rogo che nella sera del 2 dicembre è scoppiato sul monte Carmelo a nord di Israele vicino a Haifa, distruggendo quasi 5000 ettari di bosco, causato 42 vittime e feriti gravi. L’incidente più drammatico è avvenuto ai danni di un convoglio della polizia che trasportava prigionieri da una casa di reclusione della località che era stata divorata dalle fiamme, fra di essi c’era anche Ahuva Tomer, prima donna a guidare una centrale di polizia in Israele, morta qualche giorno dopo per le ustioni riportate. Un disastro con pochi precedenti in Israele, costretto a chiedere l’invio di aerei anti-incendio da Paesi stranieri per far fronte a una situazione drammatica che ha richiesto l’evacuazione di tredicimila persone. Immediata la risposta internazionale delle associazioni ebraiche per far giungere in Israele gli aiuti necessari al sostegno e alla ricostruzione.
Fra di esse, l’Adei Wizo che ha immediatamente agito per aiutare le famiglie colpite dal disastro offrendo alloggio nei suoi centri, fornendo letti e suppellettili e aiutando la popolazione. Ne abbiamo parlato con Roberta Nahum, Presidente nazionale Adei Wizo che nei giorni del disastro si trovava in Israele.
Roberta un tragico disastro quello del Monte Carmelo
Sì penso che sia la più grande calamità naturale che abbia mai colpito lo stato di Israele che ha coinvolto emotivamente, tanto per cambiare, tutto il mondo. In quei giorni ero nel paese e ho avuto modo di vedere quotidianamente in televisione le immagini della devastazione. Mi ha colpito moltissimo la perdita di vite umane e l’impegno civile di tanti cittadini, alcuni dei quali hanno sacrificato la loro vita per dominare questo incendio, come per esempio quel giovane volontario di soli 16 anni. Le scene più strazianti e commoventi per me sono state quelle delle persone la cui casa è andata distrutta insieme a tutti i loro averi e i tanti ricordi della loro famiglia. Vederle cercare tra le macerie annerite, quel poco che era salvabile, mi stimola a fare il possibile per aiutarli.
In quale modo la Wizo si è impegnata per aiutare il popolo israeliano?
La Wizo, nelle riunioni che hanno riunito l’esecutivo per decidere sule iniziative più urgenti, ha ritenuto che queste persone, ben cinquantamila, che sono senza tetto, siano meritevoli dei più urgenti aiuti. Io ho preso parte ad uno di questi incontri e mi sono subito attivata perché tutte le sezioni dell’Adei-Wizo in Italia si mobilitino a raccogliere fondi con urgenza.
Ma esattamente di quali iniziative si tratta?
Le iniziative della Wizo sono state quelle di distribuire materassi, vestiario e materiali di prima necessità a coloro che hanno perso tutti i loro averi, ma soprattutto aprire i centri disponibili per accogliere almeno le persone più vulnerabili: bambini, donne in stato interessante, anziani. Tra l’altro, mentre le istituzioni Wizo della zona non sono state colpite dall’incendio, le autorità hanno deciso l’evacuazione del centro Ahuzat Yeladim , dove risiedono ragazzi con seri problemi di salute anche mentale e la loro evacuazione è stata molto problematica per evitare traumi a questi ragazzi così vulnerabili. Anche a questo la Wizo dovrà porre rimedio. Comunque, cosa importantisima, la Wizo si è riunita coni rappresentanti delle comunità più colpite, per decidere insieme la priorità degli interventi. Questo, e l’esperienza di ottocento istituzioni sul territorio, mette la Wizo nella posizione di essere tra gli enti più qualificati per aiutare chi si trova in difficoltà maggiore. Questo è quello che noi della Federazione Italiana intendiamo fare con l’aiuto del pubblico.

Lucilla Efrati

(Per partecipare alla Campagna Adei Wizo Carmelo ci si può rivolgere alla sede Adei più vicina o direttamente a Adei Wizo via delle Tuberose 14 – Milano
Iban: IT50Q0100501606000000140015)

Incendio in Galilea – Un amaro bilancio

Calano i riflettori sul tragico incendio sul Monte Carmelo alle porte di Haifa che ha causato la morte di 42 civili, centinaia di abitazioni 5000 ettari di bosco e riserva naturale e danni, che alle prime stime, ammontano a circa due miliardi di shekel. L’arrivo della pioggia ha facilitato l’operato dei vigili del fuoco per spegnere gli ultimi focolai accesi e dopo che lo stato di emergenza è stato revocato è tempo di bilanci. Si accentuano le critiche per l’impreparazione dei vigili del fuoco a far fronte ad incendi di vaste dimensioni.
“Io mi ci sono trovato molto vicino, ho visto il fuoco vicinissimo a casa e ho dormito per 4 notti nei dintorni di Haifa da amici e parenti, preoccupato per la sorte della mia casa.” ha dichiarato l’imprenditore Daniel Haviv “Un focherello locale causato pare da giovani che hanno lasciato inavvertitamente dei tizzoni accesi nel bosco accanto a Usfiya si è trasformato in una catastrofe ecologica e in 43 funerali a causa dello stato anacronistico dei servizi antincendio. Il nostro ministro degli interni, preposto a questo servizio, ha saputo fare benissimo la voce grossa quando ha chiesto 800 milioni per le yeshivot, ponendolo come condizione del sostegno del suo partito al governo di Bibi, ma 100 milioni per portare a un livello appena accettabile i servizi antincendio erano evidentemente molto meno importanti”.
Dello stesso avviso Sergio Minerbi, scrittore e giornalista, già professore universitario e diplomatico “E’ evidente che è divenuto urgente creare un corpo nazionale dei vigili del fuoco, con una visione complessiva del territorio, non più limitata a una sola municipalità. Non è ammissibile che una cittadina come Usfiya sia priva di una stazione di vigili del fuoco e di autocisterna. Ciò diviene urgente poiché è lecito guardare al grave incendio occorso come una prova generale di quanto potrebbe avvenire sotto una pioggia di missili lanciati contro la popolazione civile in caso di guerra. Ma queste sono questioni tecniche di facile soluzione con fondi adeguati ed una rapida applicazione, non certo con la nomina di un’ennesima commissione d’inchiesta. Alla base però ci sono problemi di mentalità più difficili da risolvere”.
Intanto in Israele la commissione di inchiesta potrebbe essere nominata a breve. L’Ufficio del Controllore dello Stato, l’organismo che in Israele verifica i comportamenti delle istituzioni pubbliche, ha stilato un rapporto firmato dal responsabile dell’autorithy, Micha Lindenstrauss, che è un durissimo atto d’accusa contro il Governo e diversi ministri fra cui Eli Yishai, ministro dell’Interno in carica, da giorni al centro di critiche severe e richieste di dimissioni da parte dell’opposizione, Yuval Steiniz ministro delle Finanze e quello della Difesa Ehud Barak, responsabile delle grandi emergenze.