Qui Torino – La Memoria e il gioco delle sorti
Tra le principali iniziative promosse dalla Comunità Ebraica di Torino nell’ambito delle celebrazioni del Giorno delle Memoria 2011, quella più originale e innovativa è la messa in scena de Il gioco delle sorti, opera da camera per soprano, attori e cinque musicisti. Delle tante forme artistiche in cui è stata raccontata la Shoah, forse quello dell’opera è il terreno più inesplorato.
Il gioco delle sorti nasce nel 2002 dalla collaborazione di due ebrei torinesi: la scrittrice Sandra Reberschak e il compositore Gilberto Bosco.
É il giorno di Purim: una donna racconta a una bambina la storia di Estèr, da cui questa festa trae origine. Con un intreccio dei tempi e una sovrapposizione delle vicende, sulla scena fa il suo ingresso Estèr in persona, l’eroina che salvò, con un atto di volontà e coraggio, il popolo ebraico che viveva alla corte del re Assuero.
“La minaccia di Amman, il consigliere del re che voleva uccidere tutti gli ebrei, appare come una costante storica”, spiega Gilberto Bosco. L’intreccio dei piani temporali, nell’opera, simboleggia proprio questo concetto dei corsi e ricorsi della storia, l’inquietante ciclicità dell’umana vicenda. “Quella di Estèr è una storia che parla di oppressione e di liberazione”, spiega il compositore. “È per questo che è una storia sempre contemporanea”. In questo senso, “la festa di Purim, per gli ebrei, è un continuo richiamo alla memoria”. Per questo la Comunità ebraica la offrirà al pubblico i occasione del 27 gennaio.
“Sandra Reberschak ed io non abbiamo voluto fare un’opera realistica”, spiega Bosco. I riferimenti alla storia sono chiaramente presenti, ma rimangono sul piano allusivo, per esempio nelle suggestioni di una musica ora incalzante, ora vaporosa. “Il parallelismo tra le persecuzioni dell’antica Susa e quella dell’Europa del ventesimo secolo è criptico”, rivela Bosco.
La forma scelta è il melologo, un’alternanza di recitazione e canto, sempre accompagnata dal commento musicale di flauto, arpa, violoncello, pianoforte e percussioni.
“Comporre Il gioco delle sorti – racconta il musicista – è stato lo sforzo di entrare in comunicazione con una voce lontana, con qualcosa di nascosto e quasi perso. Perso non tanto nella distanza del tempo e della storia, quanto tra le pieghe della nostra coscienza”. L’ascolto di questa voce è ciò a cui è chiamato anche il pubblico. “Il mio impegno è stato quello di provare a tradurre questa voce lontana in musica”. Ne è venuto fuori un sound etereo, in cui dominano l’arpa e le percussioni.
Se da un lato la storia di Purìm è il paradigma religioso della persecuzione, dall’altro è la figura di Estèr che ha affascinato gli autori al punto da indurli a realizzare una loro rilettura. “Estèr – spiega Gilberto Bosco – rappresenta il potere dell’uomo di deviare la storia: il suo atto di volontà e coraggio, simile a quello di molti giusti del secolo appena trascorso, fu ciò che permise di invertire le sorti: è questo il senso ultimo della festa di Purim. Essa ci ricorda che c’è in noi il potere di intervenire per contrastare il male, altrimenti saremmo tutti degli inerti piccoli funzionari fascisti, complici e incapaci di determinare alcunché”. “Inoltre – continua Bosco – in Estèr mi piace scorgere quell’elemento femminile che è il vero motore rivoluzionario della storia”. É questa la ragione per cui Estèr, impersonata dal soprano, è l’unico personaggio dell’opera che canta: espediente scenico che distingue l’eroina da tutti gli altri e la colloca un piano al di sopra.
L’opera verrà rappresentata la sera del 27 gennaio alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, mentre mattina seguente vi sarà una replica indirizzata specificamente alle scuole medie inferiori della città.
Manuel Disegni