Qui Roma – “Il valore della Memoria”
In occasione della marcia silenziosa organizzata a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio in ricordo del rastrellamento nazista degli ebrei capitolini in data 16 ottobre 1943, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha pronunciato il seguente intervento:
Tante volte abbiamo detto e ci siamo detti che ci salva una vita salva il mondo intero. Abbiamo usato questa frase in positivo per esaltare il valore incommensurabile dell’opera dei Giusti, dei Giusti tra le Nazioni, di coloro che rischiarono la propria vita per salvare quella degli altri.
È stato un comportamento di altissimo valore umano e civile di cui sono state protagoniste persone di diverse cittadinanze, religioni e opinioni politiche. Ma se è vero che ci salva una vita salva un mondo, purtroppo è anche vero che chi sopprime una vita sopprime un mondo intero e allora la nostra mente si smarrisce quando considera che milioni di mondi sono stati annientati quando i regimi nazista e fascista rivelarono in pieno la mostruosità del loro volto. Coloro che ebbero il coraggio di opporsi alle dittature furono eroi che tennero acceso un barlume di speranza quando il mondo, e soprattutto l’Europa, erano precipitati in un baratro di barbarie e terrore.
Le loro furono imprese eroiche e disperate perché attuate quando la situazione era già precipitata ed era ormai tardi per evitare l’immenso sterminio.
Il nazismo e il fascismo, alleati tra loro, basati su ideologie razziste che predicavano e diffondevano il principio della superiorità dell’uomo sull’uomo portata alle estreme conseguenze, erano già riusciti a disumanizzare totalmente i loro uomini, trasformandoli in macchine di morte che hanno esercitato con spietata crudeltà un “diritto”, o meglio un presunto diritto, che non avevano e che si erano arrogati, quello di vita o di morte verso chiunque. Anche i crimini più efferati furono commessi come se si fosse trattato dell’esercizio di un “diritto”, che in definitiva sarebbe stato quello di eliminare altri uomini, senza pietà ed infliggendogli il massimo di dolore, di umiliazione, di disperazione.
Quando le stesse leggi dello Stato contengono principi criminogeni e viene annullato il confine tra lecito e illecito, tra il diritto e il crimine, è già troppo tardi perché non c’è più difesa, sono già venute meno le condizioni minime indispensabili per la convivenza umana e si cade nell’arbitrio assoluto. La nostra aspirazione è quella di vivere in società nelle quali non possa mai accadere che i crimini commessi o ordinati dai governanti vengano considerati comportamenti legittimi e in paesi che non si propongono di compiere epiche imprese, che sempre nascondono folli e megalomani sogni di conquista.
Sono ormai 18 anni che ogni 16 ottobre ci ritroviamo qui e con il trascorrere del tempo diventa sempre più chiaro che noi conserviamo la sacra e incancellabile memoria di milioni di vittime inermi e innocenti. Ma allo stesso tempo è sempre più chiaro che non siamo qui solo per commemorare fatti del passato. Noi siamo qui anche e soprattutto per preparare il futuro, per rinsaldare e dare continuità alla nostra alleanza, per rinnovare il patto che ci unisce, al di là e al di sopra delle differenze, affinché nel mondo si affermino società libere, democratiche, pacifiche e rispettose dei diritti fondamentali.
Quando questi diritti vengono violati, in qualsiasi parte del mondo e nei confronti di chiunque, ogni sottovalutazione, ogni indulgenza, ogni distrazione, ogni silenzio diventa complicità. Ogni cedimento prepara il successivo e così di seguito, e quando ci si rende conto del pericolo è già troppo tardi, La lezione da non dimenticare rimane sempre quella che è necessario coltivare la memoria e vigilare attentamente per individuare e colpire i semi dell’odio e del pregiudizio con tempestività, per non permettere che questi possano crescere e consolidarsi.
Concludo con un commosso omaggio alla memoria di due persone speciali scomparse quest’anno: Romeo Salmonì z.l e Ida Marcheria z.l.
Per sintetizzare il senso della loro vita dopo il ritorno da Auschwitz non servono molte parole. È sufficiente ripetere il titolo del libro pubblicato da Salmonì nello scorso mese di gennaio, “Ho sconfitto Hitler”, di cui possiedo una copia che gli mi ha donato con una bella dedica che conservo gelosamente. Un titolo che contiene una verità storica e un monito di natura politica di come ci dovremo comportare nei confronti di tutti i dittatori presenti e futuri