…privilegi

Il movimento religioso Shas minaccia ritorsioni di vario tipo contro il piano del governo israeliano di obbligare anche gli ultraortodossi al servizio militare, cosa che la gran parte degli israeliani considera da tempo un atto dovuto. Ma uno degli ostacoli opposti allo possibilità di compimento di questo dovere civile sta nel fatto che gli uomini verrebbero così a contatto con le donne che operano nell’esercito. E pensare che il fatto che Israele arruolasse anche le donne era sempre apparso come uno dei primi atti al mondo di riconoscimento della parità reale fra i sessi, in un campo sempre considerato di competenza maschile. Ora si scopre che il riconoscimento di un ruolo allargato della donna in società va contro i principi di certa ortodossia. Lo stato si vede così ricattato da quella minoranza di privilegiati finanziata per averne in cambio sostegno politico. Ciò che più indigna è leggere di minacce di vario genere alla sicurezza dello Stato: spostamento di equilibri socio-politici, rivolta fiscale, guerra civile. Quanto sta accadendo è il tradimento dell’idea che dalla minoranza religiosa venisse al popolo d’Israele guida morale e spirituale. Si ha la sensazione che in gioco siano solo i pesanti privilegi acquisiti. E, naturalmente, si nota una volta di più quanta distanza esista fra teoria e pratica delle mizvot, quando l’osservanza inflessibile dei riti si rivela invece assai duttile in relazione agli interessi personali.

Dario Calimani, anglista