Voci a confronto
Come già scriveva ieri Ugo Volli su queste colonne, anche oggi non sono molte le notizie da riportare dopo la lettura dei giornali. Ma questo avviene anche perché notizie di primo piano non sono riportate dagli inviati. Nei giorni scorsi, si è appreso infatti, il governo israeliano ha inviato ferme proteste ai governanti egiziani che stanno introducendo nel Sinai non soltanto uomini e mezzi atti a combattere il terrorismo, ma rampe di missili terra aria, in spregio agli accordi di pace. Solo una breve del Manifesto ne parla oggi, e in modo distorto (alla Casa Bianca gli israeliani si sono rivolti infatti perché gli USA sono garanti della pace, ma la protesta è stata inviata anche direttamente agli egiziani tramite i normali canali diplomatici)
Non si parla nei giornali italiani nemmeno della denuncia, avvenuta in Baviera, del rabbino Goldberg, reo di aver praticato delle circoncisioni rituali. La notizia si trova sull’Herald Tribune e sul Suddeutsche Zeitung , ma nessuno osserva che solo le circoncisioni rituali ebraiche, sicuramente una minoranza, vengono perseguitate. Sarebbe bene che in Europa qualcuno cominciasse a chiedersi il perché.
Il Corriere sottotitola “Centinaia di persone hanno assistito alla scena senza intervenire” un articolo nel quale Francesco Battistini, col solito astio nei confronti degli israeliani, parla dell’attacco di un gruppo di ragazzini di età compresa tra i 13 ed i 17 anni ad un loro coetaneo arabo che si era trovato nei pressi quando una ragazzina di 15 anni gridò di essere stata violentata. Eppure nel testo dell’articolo si può ben leggere che un ragazzo ebreo allontanò gli assalitori e prestò le prime cure al malcapitato. Si legge poi che le principali autorità israeliane sono intervenute (Battistini dimentica di citare Netanyahu, pur nominato da Michele Giorgio sul Manifesto …), e si legge che un sociologo considera questi episodi alla stregua di tanti simili che avvengono in Europa ed in America. Ha ragione Battistini a rimproverare i genitori, sempre pronti a difendere i loro pargoli, ma avrebbe dovuto ricordare che i leader arabi sono sempre pronti a esaltare le gesta dei loro “terroristi”, a differenza di quanto fanno quelli israeliani. Addirittura sta girando in rete, in questi giorni, l’intervista televisiva di una terrorista della pizzeria Sbarro che sorride felice, insieme all’intervistatore, man mano che ricorda i particolari di quella triste giornata della seconda intifada.
E di seconda intifada si parla in un articolo dell’Herald Tribune dedicato ad uno spettacolo teatrale che ricorda quel triste periodo della recente storia. Peccato che, all’inizio, il giornalista scriva che tutto sarebbe avvenuto per colpa della passeggiata di Sharon sulla spianata delle moschee. La “passeggiata” era stata concordata con le autorità islamiche, e Arafat aveva già organizzato l’intifada, ma le bugie, ripetute all’infinito, alla lunga diventano realtà, nella testa di alcune persone.
Importante sull’Herald Tribune , almeno per la firma di Dennis Ross, è un articolo dedicato alla guerra annunciata tra Israele ed Iran. Per gli israeliani la diplomazia ha fallito, mentre per Obama c’è ancora tempo, e lo stesso Netanyahu non ha ancora denunciato il fallimento della diplomazia. Dal 2007 l’Iran conosce tutto quanto è necessario per costruire la bomba nucleare, e quindi ora si può solo ritardare ma non impedire agli ayatollah di costruirla. L’America deve convincere l’Iran a ricorrere ad un uso solo civile dell’atomo, e nel frattempo mettere a punto, con gli amici dei 5+1, la strategia da perseguire il giorno dopo che si veda che la diplomazia ha fallito. Nel frattempo deve offrire ad Israele, in cambio di un rinvio dell’attacco, armi più potenti e impegni precisi di difendere, in seguito, Israele qualora la guerra sia l’unica opzione rimasta. Non ho evidentemente argomenti per controbattere a Ross, ma non posso non osservare che la Turchia, il cui leader è considerato uno di politici più vicini ad Obama, sta aumentando del 30% i propri scambi con l’Iran. Bel modo di garantire le sanzioni.
Le Monde dedica un articolo alla guerra che si combatte in Israele ogni giorno per difendere una tregua in realtà impossibile da difendere; i soldati sono impegnati in prima persona, ed uno di questi, ex para ed oggi membro del gruppo breaking the silence, racconta episodi che saranno anche reali, ma che vanno ambientati nella quotidiana realtà, senza di che non si può comprendere nulla.
Guido Olimpio riporta sul Corriere le parole di Obama che minaccia di intervenire se Assad userà le armi chimiche delle quali dispone in abbondanza. E’ difficile per chi scrive comprendere la logica del presidente, mentre molto più chiaro è l’ex parlamentare e magistrato tedesco che ha avuto il privilegio di incontrare Assad due volte e che è intervistato da Francesca Paci su La Stampa . Il rais è sostanzialmente filo occidentale, e proprio Hillary Clinton avrebbe modo di risolvere la situazione se accettasse di incontrarlo; peccato che non lo faccia. Al contrario, si legge, per chi manovra gli interessi legati al petrolio, è meglio tenere lontana la democrazia per non dovere, ad ogni elezione, rinegoziare tutti gli accordi.
Lorenzo Cremonesi , nelle sue sempre raccapriccianti cronache, descrive la morte di altri due giornalisti, e Domenico Quirico, su La Stampa , accanto a scene di vita quasi normale (una famiglia felice per aver appena comperato un paio di scarpe ed un ragazzo che monta un puledro) scrive del ragazzino che, solo e disperato, piange accanto al padre appena ucciso dalla guerra. Fausto Biloslavo, sul Giornale , scrive che molte delle defezioni dei vip siriani sarebbero favorite da lauti compensi in denaro.
Infine Mara Gergolet sul Corriere riprende una orribile vignetta messa ieri in rete da un leader dell’estrema destra del FPO; anche per questo è bene che l’Europa inizi a riflettere con attenzione.
Emanuel Segre Amar