“Con Israele. Per un comune orizzonte di pace”
Grande emozione nell’opinione pubblica per la durissima prova cui è sottoposta in queste ore la popolazione israeliana. “Essere al fianco di Israele – afferma Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – non è soltanto un impegno di noi ebrei della Diaspora, ad esso legati da un filo indissolubile che attraversa le generazioni e i luoghi. Essere al fianco di Israele è, o dovrebbe essere, l’impegno di tutti quei cittadini che si riconoscono nei valori universali che sono alla base delle nostre democrazie: libertà, diritti, fratellanza. Principi che sono antipodici a un sistema di potere tirannico e fondamentalista che, con la minaccia incessante delle armi, si prefigge di trasformare l’intera regione in un inferno di morte e di violenza”. Combatterlo è un’esigenza di sicurezza per tutti, israeliani e palestinesi. Combatterlo, ricorda Gattegna, vuol dire opporsi a un’ideologia malata che nel nome dell’odio minaccia le aspirazioni di convivenza di entrambi. “Al fianco di Israele in difesa del diritto. Il diritto di ognuno di noi, a prescindere dalle specifiche appartenze ideologiche, culturali e religiose, a veder riconosciuto un orizzonte comune di pace e prosperità”.
L’esercito proseguirà nell’offensiva su Gaza fino a quando Hamas non capirà che lanciare razzi contro il territorio israeliano non è più tollerabile. A ribadirlo, in un’intervista all’Ansa, l’ambasciatore d’Israele a Roma Naor Gilon. “L’obiettivo – spiega Gilon – è quello di rendere chiaro all’altra parte che non è possibile andare avanti con questi attacchi. Speriamo che capiscano presto perché altrimenti si renderà necessario agire più a lungo e in profondità”. Ottocenti gli ordigni sparati dalla Striscia dall’inizio di gennaio. Un livello di violenza che il diplomatico definisce “insopportabile” e “inaccettabile”.
“Vogliamo sottolineare che il popolo palestinese non è nostro nemico. Come sempre Hamas, la Jihad islamica e altre organizzazioni terroristiche – scrive in una nota l’ambasciatore d’Israele presso la Sente Sede Zion Evrony – stanno deliberatamente colpendoci nascondendosi dietro i loro stessi cittadini. La differenza fondamentale tra noi e loro è che noi evitiamo il più possibile di colpire i civili. Ieri ad esempio l”esercito israeliano ha fatto più di 20mila telefonate ai cittadini di Gaza e aerei da guerra hanno lanciato volantini allo scopo di allertare la popolazione affinché mantenesse le distanze dai militanti e dalle strutture di Hamas”. Sino ad ora è stato dimostrato autocontrollo, sottolinea Evrony, “ma siamo stati lasciati senza alternative”.
E mentre si moltiplicano gli appuntamenti di veglia nelle sinagoghe di tutto il mondo il rav Jonathan Sacks, rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth, ribadisce con un intervento alla BBC l’ineludibile diritto del popolo ebraico “a vivere in pace e sicurezza, come tutte le altre nazioni della terra”.
La redazione del portale dell’ebraismo italiano, riunita questa mattina in assemblea nei locali della Comunità ebraica di Milano, continua intanto a monitorare gli interventi della stampa. “Raccontare il Medio Oriente, la sua complessità, i suoi intricati e spesso drammatici sviluppi – si legge in una nota emessa pochi minuti fa – è una sfida che l’informazione è chiamata a raccogliere con massima attenzione e responsabilità. Per questo suscita indignazione la scelta di un quotidiano come Libero di titolare ‘Bombe ebraiche su Gaza’ l’articolo, nel quale si racconta gli ultimi sviluppi dal caldissimo fronte israelo-palestinese. Una scelta offensiva, fuorviante e che dimostra scarsa consapevolezza di quali differenze intercorrano tra concetti ben distinti come quelli di nazionalità e di religione”.
a.s – twitter @asmulevichmoked