…elezioni
Quest’oggi si chiudono le liste elettorali in Israele in vista del rinnovo della Knesset il 22 gennaio. Lasciamo da parte per un momento lo spettacolo scoraggiante dell’effetto branco nelle votazioni automatiche all’ONU (su mozioni che nessuno può dire onestamente di aver letto nei dettagli), e lasciamo da parte anche le reazioni pavloviane e giovanili del governo Netanyahu (allora io con voi non gioco più). Le decisioni politiche che Israele dovrà prendere nei prossimi anni sono d’importanza critica per la sopravvivenza fisica e per l’identità ebraica e democratica dello stato. Nonostante questo, Israele non riesce a darsi una configurazione parlamentare matura, e vive un non risolto conflitto fra rappresentatività e governabilità con una crescente frammentazione delle liste. La mancanza di una ben consolidata proposta alternativa al di fuori dell’attuale maggioranza riflette una rinuncia alla presa di responsabilità e rammenta sia l’autodistruttiva politica dell’Aventino, sia la parabola degli Oriazi e dei Curiazi. La formazione politica congiunta di Netanyahu e Liberman – condivisibile o meno sul piano delle idee – sul piano del metodo rappresenta un gesto di lungimiranza che sarebbe opportuno imitare.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme