UCEI – Partecipazione e riforma
Uno dei principi ispiratori del nuovo Statuto dell’ebraismo italiano e della riforma approvata nel Congresso UCEI del dicembre 2010, è sicuramente dettato dalla necessità di un maggior coinvolgimento e dall’esigenza di una partecipazione attiva di tutte le Comunità e di tutti gli ebrei italiani alla vita e alle vicende di un organismo tanto importante quanto poco conosciuto quale l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. È difficile, a pochi mesi dall’effettiva entrata in vigore della riforma, rispondere se effettivament si è riusciti nell’intento, ma sicuramente quello che può notarsi in questo breve lasso di tempo è un certo fervore di iniziative, collegamenti, attività e quindi anche di un aumentato coinvolgimento di quanti fanno parte della nuova struttura: la Giunta, il Consiglio (o, come viene familiarmente chiamato, il Parlamentino), le Commissioni di lavoro, sono organismi tutti che coinvolgono oltre 50 persone provenienti dalle 21 Comunità italiane e anche da correnti di pensiero e da modi di sentire differenti. Un bilancio non pare ancora possibile. Ma la domanda che sorge spontanea è: la nuova struttura e i nuovi meccanismi posti in essere sono in grado di raggiungere il “Paese reale”, ossia la realtà degli ebrei italiani? Ovvero: si è riusciti a coinvolgere più di un tempo gli ebrei italiani nella vita del “Palazzo”? Assai probabilmente no, ciò non è accaduto, perché il tempo trascorso dall’applicazione dello Statuto è ancora assai breve, ma i presupposti paiono esservi tutti. Sta quindi alla buona volontà e all’iniziativa di tutti, consiglieri, collaboratori, rabbini, presidenti di Comunità, far capire che l’Unione siamo noi e che è bene, specie in momenti difficili critici, stare uniti, lavorando e dialogando nel rispetto reciproco delle idee e delle differenze di tutti.
Giulio Disegni, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Pagine Ebraiche, dicembre 2012