Israele al voto – Le elezioni al tempo dei social network
A consacrare il ruolo dei social network nelle campagne elettorali è stata senz’altro la recente riconferma alla Casa Bianca di Barack Obama.
A Milano per un convegno al’Università statale, il responsabile dell’integrazione e dell’innovazione della campagna di Obama Michael Slaby ha spiegato l’enorme opportunità messa a disposizione dal “secondo cerchio di Facebook”: offrire, attraverso la pagina fan del presidente, contenuti che i suoi supporter fossero ispirati a condividere sulle proprie bacheche, raggiungendo così tutti i loro amici, praticamente l’intera popolazione americana. A questa strategia, si è aggiunta l’opportunità di inviare agli utenti una pubblicità mirata alle loro caratteristiche personali, età, provenienza geografica, interessi.
Quanto di queste novità ha contagiato la campagna elettorale israeliana? Se gli osservatori concordano sul fatto che oggi i social network siano la piazza in cui essere presenti, non tutti i politici sembrano aver bene digerito il modo in cui concepire questa presenza. Secondo le ultime statistiche pubblicate dalla piattaforma Socialbakers, sono su Facebook quasi 3 milioni e 800 mila israeliani, circa la metà della popolazione totale. Tra le pagine più popolari legate alla politica vengono segnalate quella dell’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu, dell’astro nascente di Habayit Hayehudì Naftali Bennett, del leader di Yesh Atid Yair Lapid e di Shelly Yachimovich alla guida del Labor. Interessante notare come degli oltre 400 mila fan di Netanyahu, circa la metà sono utenti esteri, mentre la quasi totalità dei supporters di Bennet, Lapid e Yachimovich (rispettivamente 149 mila, 112 mila e 77 mila) sono israeliani (non segnalata da Socialbakers, ma presente sulla piattaforma di Zuckerberg anche una pagina dedicata a Tzipi Livni, con oltre 51 mila fan).
E tuttavia, secondo un’inchiesta del quotidiano Yedioth Ahronoth riportata da Haaretz, questi numeri, che potrebbero apparire come il modo più immediato di misurare i consensi e gli umori dell’elettorato israeliano, andrebbero presi con le pinze. Perché sarebbe fin troppo facile drogarli.
“L’adorazione del grande numero, o meglio del numero più grande in quanto tale, può essere falsità (non è detto per esempio che l’iPhone 5 sia necessariamente migliore dell’iPhone 4) – ha scritto Yuval Drov direttore del College of Management’s School of Media Studies – e rappresenta anche un aperto invito alla corruzione: poiché molte persone credono che i numeri non mentano, questi numeri possono essere alterati e manipolati, e continuerebbero comunque a essere visti come un dato oggettivo rappresentante un’indiscutibile verità”. E infatti Drov fa notare come in Israele esistano tantissime compagnie che offrono di acquistare fan su Facebook o followers su Twitter.
Certo, probabilmente i social network hanno ancora molta strada da percorrere in termini di affidabilità dei dati. Ma rimangono un terreno su cui i politici saranno chiamati a misurarsi sempre più. Il “secondo cerchio di Facebook” è lì, pronto a regalare enormi benefici a chi saprà sfruttarlo. Obama docet.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(18 gennaio 2013)