Israele – Netanyahu e Liberman hanno perso il 22 per cento
Uno dei momenti più buffi e patetici di ogni elezione è quando i capi di tutti i partiti, senza eccezione, dichiarano che il loro partito ha vinto. Alle elezioni non ci sono mai perdenti. Esilaranti anche le esternazioni dei commentatori politici che dichiarano dopo il voto che la loro previsione e teoria si è rivelata la più accurata, e sono dunque loro i veri vincitori del confronto elettorale. Questo avviene naturalmente anche in Israele, ma con qualche semplice cifra è possibile fare in po’ d’ordine aiutando i lettori a capire che cosa è successo veramente. Il numero assoluto di votanti per ogni partito, forse meglio dei seggi conquistati, dà un’interessante indicazione degli spostamenti che si sono verificati rispetto al precedente voto del 2009. Le elezioni questa volta hanno attratto un afflusso di elettori superiore a quello del voto nel 2009: 66.6 per cento contro 64.7 per cento. Considerato l’incremento demografico, il numero totale dei voti espressi (compresi quelli dispersi fra oltre 20 partitini che non hanno superato la soglia del 2 per cento) è aumentato considerevolmente, e questo sarebbe sufficiente a far cantar vittoria. Ma non è esattamente così per tutti. Rispetto alla Knesset uscente, i tre partiti arabi sono aumentati insieme di 38.000 voti (+12 per cento). I partiti Haredim (Shas e Yahadut Hatorah) sono cresciuti insieme di 92.000 (+21 per cento). A sinistra, i Laburisti hanno aggiunto 95.000 voti (+29 per cento) e Meretz ne ha aggiunti 71.000 (+72 per cento – il successo relativo più notevole di queste elezioni). Al centro, la somma dei voti andati ai tre partiti Yesh Atid (che da solo ha ottenuto oltre mezzo milione di voti), Hatenuah, e Kadima ha superato di 50.000 (+7 per cento) il voto che era andato a Kadima alle elezioni precedenti, confermando che si è trattato soprattutto di un gigantesco travaso interno all’elettorato delle classi medie. A destra, la lista unificata Habayt Hayehudi-Hayihud Haleumi, che alle elezioni precedenti si era presentata divisa in due partiti, ha migliorato insieme di 135.000 voti (+64 per cento, il secondo miglior successo per un partito uscente dalla vecchia Knesset). E infine la lista unificata Likud-Beitenu ha perso 243.000 voti (-22 per cento) rispetto alla somma dei due partiti Likud e Israel Beitenu nel 2009. Difficile, dunque per Benyamin Netanyahu parlare di vittoria elettorale. La sua (insieme al povero Kadima) è l’unica che abbia perso voti e in gran quantità. Ma per i meccanismi della democrazia, Bibi rimane il leader della formazione più numerosa in parlamento, ed è a lui che spetterà il privilegio del primo tentativo di formare il nuovo governo d’Israele.
Sergio Della Pergola, Universtà Ebraica di Gerusalemme
(29 gennaio 2013)