Israele, l’arte e il futuro
Ventiquattro interpreti provenienti da esperienze e generazioni diverse. La sfida di intrecciare passato, presente e futuro e di aprire all’Italia le porte di un nuovo orizzonte artistico. Visita speciale per la stampa, questa mattina al Macro Testacco di Roma, per la mostra Israel Now-Reinventing the Future curata da Micol Di Veroli con la quale si inaugurano le attività della Fondazione Italia-Israele per la Cultura e per le Arti che ha da poco visto la luce. Presentata dal Macro e prodotta da Glocal Project Consulting, la manifestazione ha ottenuto la medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica, è sostenuta dall’ambasciata israeliana a Roma e ha, tra i vari patrocini, le massime realtà istituzionali locali e quelli del ministero degli Affari Esteri, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Comunità di Roma e del Centro Ebraico Italiano.
Due i grandi insiemi all’interno dei quali ogni artista illustra una sua personale visione del futuro reinventato attraverso fotografie, dipinti, sculture, installazioni e video. Il risultato, frutto del sapiente allestimento di Joram Orvieto, è un mondo ricco stimoli e di emozioni che si schiude in tutta la sua complessità. “Sembrava impossibile arrivare a mettere insieme tutti questi artisti – commenta Ofra Fahri, addetto culturale dell’ambasciata israeliana – ma grazie alla passione e alla lungimiranza di Micol siamo adesso in grado di presentare un progetto che ci permette di arrivare con alcuni dei nostri migliori interpreti anche in Italia. E’ un aspetto di Israele che vale la pena di essere conosciuto”. Ad intervenire, oltre alla curatrice, che ha spiegato il senso di una sfida che ha solide basi nella tradizione plurimillenaria del popolo ebraico “ma che è contemporanea proiettata nel futuro” come il suo giovane Stato, il direttore del Macro Bartolomeo Pietromarchi e Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione Italia-Israele, che ha ricordato il significato di questa nuova e stimolante partnership intergovernativa per dare vita a iniziative di eccellenza e di innovazione con ricaduta durevole “e una forte valenza comune per entrambe le società”. Al suo fianco la direttrice generale Simonetta Della Seta. In sala, tra gli altri, alcuni protagonisti di Israel Now e Giorgia Calò, curatrice nel 2012 del progetto About Paper che ha portato a Roma sette donne israeliane specializzate nel lavoro su carta e nella sua interpretazione artistica.
Conclusi gli interventi, inizia la visita e, opera dopo opera, affiorano segnali e simbologie fortissime contenute non solo nelle opere stesse ma anche nel contesto che le ingloba e valorizza.“I padiglioni che accolgono questa mostra, nella loro conversione in spazio espositivo da luogo di macellazione – spiega infatti Orvieto – ci hanno spinto a pensare ad un gesto di ribaltamento del punto vista: ieri sui binari erano appesi gli animali macellati, oggi appendiamo i tubi per l’irrigazione a goccia. Una metafora che allo stesso tempo coniuga uno dei più famosi simboli dell’avanzamento tecnologico di Israele con la convinzione che l’arte possa essere linfa preziosa per lo spirito umano. La luce, che sostituisce l’acqua in quanto medesima sorgente si vita, diventa anche il vettore verso l’opera d’arte esposta”.
a.s – twitter @asmulevichmoked
(31 gennaio 2013)