…storia

Che cosa significa scrivere la storia degli ebrei? E’ una domanda che mi sono posto in questa settimana, sollecitato dagli strascichi di una polemica nata sul libro di Enzo Traverso che finora nessuno ha letto. Come qualsiasi altro tema spesso la questione della storia degli ebrei è vissuta come storia ideologica, anziché una “a parte intera” e “tutta intera”. Scrivere la storia “a parte intera” significa considerare tutti i livelli dell’esperienza e del quadro storico (non solo gli avvenimenti, ma i sentimenti, non solo le emozioni, ma anche gli immaginari; non solo la storia sociale, ma anche quella delle idee; non solo le ragioni, ma anche i rancori). Potrei andare avanti per molto, ma mi fermo qui. E scrivere la storia “tutta intera”, significa abbandonare un’idea coerente della storia. La storia è coerente solo nella testa di chi vuol raccontare unicamente la “sua versione” della storia o si aspetta che altri la raccontino per lui. Per cui si spazientisce se pensa che chi scrive di storia non dica ciò che si aspetta, e se sospetta che qualcuno scriva una storia diversa da quella che presume di sapere. Soprattutto chiede che gli altri scrivano la storia che lui vorrebbe leggere. E ad ogni buon conto, se può mette il veto. Quando questo accade, la libertà è a rischio. Perché la libertà non è solo scrivere libri o leggere libri con cui si è d’accordo. Ma è rispondere ai libri con cui non si è d’accordo con altri libri.

David Bidussa, storico sociale delle idee

(10 febbraio 2013)