Calcio – Il modello Barcellona conquista Israele

Nel calcio non esistono dogmi, equazioni, principi e sistemi granitici. Il modello Barca che ha conquistato il mondo, quel tiki-taka diabolico fatto di tocchi rapidi e precisi ad altissimo tasso tecnico, non è necessariamente un sistema esportabile. Lo sanno bene i tifosi della Roma, prima sedotti e poi abbandonati da Luis Enrique e dal suo ‘progetto’ divenuto tema di perfide parodie. Potevano andare incontro allo stesso rischio i supporter del Maccabi Tel Aviv con l’arrivo in panca di Oscar Garcia, ex centrocampista dai piedi buoni ma soprattutto ex allenatore di quella straordinaria fucina di talenti che è la cantera da cui sono usciti, giusto per fare qualche esempio dell’ultima decade, talenti del calibro di Puyol, Xavi, Iniesta e Messi. Un arrivo in pompa magna, il primo step verso la rivoluzione in salsa catalana del calcio d’Israele fortemente voluta dal nuovo team manager Jordi Cruyff, figlio del leggendario Johan e anch’egli frequentatore (pur con risultati meno egregi del padre) del fazzoletto verde del Camp Nou. “Voglio portare gioco, intensità e divertimento. Sono convinto che col tempo riusciremo a fare qualcosa di importante”. A sette mesi dallo sbarco all’aeroporto Ben Gurion, accolto da un gruppetto di tifosi entusiasti che gli chiedevano risultati e bel calcio, Garcia ha conquistato tutti. Il Maccabi Tel Aviv non è un nuovo Barcellona – sarebbe un’eresia soltanto pensarlo. Ma, limitatamente a Israele, è tornato dominatore dopo un periodo insoddisfacente. Gioco veloce, fitta ed elegante rete di passaggi, ottima prolificità sotto porta (49 realizzazioni in 22 partite di campionato) sono la ricetta di una stagione rivelatasi finora esaltante. La classifica, a due terzi di gare disputate, sembra far propendere per una tranquilla volata finale con vista scudetto: otto i punti di vantaggio sulla seconda, il Maccabi Haifa; ben undici sulla terza, l’Hapoel Tel Aviv. L’Hapoel Kiryat Shmona, il “Chievo di Israele” protagonista lo scorso anno di un’impresa memorabile, veleggia in posizioni di medio-alta classifica e non è considerato un pericolo. Garcia è riuscito dove autorevoli predecessori, venuti dall’Europa per esportare calcio e tornati a casa a capo chino, hanno fallito. A partire da Lothar Matthaus, un’esperienza al Maccabi Netanya (2008-2009) non certo passata agli annali. E ancora Luis Fernandez, trascinatore al Paris Saint-Germain ma poca cosa alla guida della nazionale con annesso esonero della Federcalcio per carenza di risultati. Questi i due casi più eclatanti ma la lista potrebbe essere decisamente più lunga. Così si è arrivati a pensare che Israele – vuoi per barriere linguistiche, culturali o altro – non fosse frontiera accessibile per i grandi maestri del pallone che vi si volevano cimentare. Con Garcia, magnificato dalla stampa locale dopo mesi di attento e scrupoloso studio, lo scenario sembra adesso mutato. Tanto che c’è chi già spera nell’arrivo, dalla prossima estate, di altri nomi illustri pronti a dargli battaglia.

Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked

(15 febbraio 2013)