Time out – Una prospettiva ebraica
Cercare una prospettiva ebraica ai grandi dilemmi della società rappresenta un auspicio condiviso da tutti. D’altronde, che si viva in Israele o nella Diaspora, pensare di estraniarsi dal resto del mondo in una società globalizzata appare quantomeno assurdo. Il problema nasce però, su come la visione ebraica possa essere affermata e condivisa con gli altri popoli. Esprimere la complessità dell’ebraismo sui grandi temi della civiltà può sembrare estremamente difficile, ed in parte lo è, ma il rischio che spesso corre l’ebraismo è in realtà l’esatto opposto ed è legato alla globalizzazione stessa. La realtà in cui viviamo oltre a permetterci di comunicare in forma sempre più diretta, ha però come difetto quello di limare le differenze anche quando questi simboleggiano una particolarità positiva o degna di considerazione. È il caso delle religioni per esempio, che relegate al mero spazio individuale, vengono chiamate in causa solo per trovare sostegno sui grandi temi e con tratti talmente universalistici da negarne ogni forma particolarista. Ciò, ovviamente, avviene anche nell’ebraismo, e spesso sono proprio gli ebrei ad accontentarsi di un’enunciazione valoriale dei principi ebraici che rischia di essere addirittura banale. Così quasi ci appaghiamo nel dire che l’ebraismo è per la pace nel mondo, per i diritti dei più deboli e contro le sofferenze degli animali. Principi talmente condivisibili da non avere nulla di specificatamente ebraico poiché appunto universalistici. Ciò renderà ebraico un principio sarà invece la modalità con cui vorremmo che questo fosse raggiunto, in modo da delineare un confine fra la visione ebraica e quella degli altri popoli. Perché, se dobbiamo dirla tutta, spesso appare che sia proprio a noi ebrei che manchi la volontà d’affermare la nostra identità nella società senza il timore di sentirsi a disagio. E, quasi per paradosso, sebbene si rivendichi spesso il valore della diversità nella società, si finisce per negare a noi stessi quella distinzione valoriale e di comportamento derivata dalle nostre leggi che, oltre avere eguale dignità, ci dovrebbe rendere orgogliosi della nostra visione ebraica senza la necessità di perderci in enunciazioni vaghe solo per il gusto di sentirci un po’ più uguali agli altri.
Daniel Funaro
(18 aprile 2013)