Israele – Calcio, le start-up scendono in campo
Israele, la Start-up Nation. Il fortunato titolo del volume di Dan Senor e Saul Singer (pubblicato in Italia da Mondadori) che descrive il boom dell’high tech biancoazzurro ormai è diventato un vero e proprio brand. Lo Stato ebraico non finisce di stupire il mondo con creatività tecnologica e indicatori che parlano del maggior numero di imprese quotate al Nasdaq in rapporto alla popolazione (il secondo in assoluto dopo gli Stati Uniti), il 75 per cento del venture capital proveniente dall’estero, la maggiore densità di start-up del globo. Start-up fiorite davvero in ogni settore, dal biomedico ai social media, dall’agricoltura alla sicurezza.
Forse meno nota è invece la grande passione degli israeliani per un altro mondo, quello del calcio. Dato un campionato locale in grande crescita, ma ancora lontano dal livello delle più prestigiose competizioni disputate nei vari paesi europei, le leghe del Vecchio continente fanno battere parecchio il cuore dei cittadini dello Stato ebraico. Così, non stupisce che alcuni dei giovani imprenditori high tech, il motore di questo nuovo volto dell’identità israeliana, abbiano rivolto la propria creatività al mondo del pallone. E con alle porte gli Europei Under 21 2013, il primo grande evento calcistico internazionale che si disputerà in Israele, l’attenzione alle start-up dedicate ai rettangoli verdi, non fa che crescere.
Come testimoniato dal fatto che l’allenatore della nazionale italiana Cesare Prandelli, invitato dalle autorità israeliane a visitare il paese insieme ad Antonio Cabrini, mister della squadra femminile, non ha mancato di interessarsene.
“Prandelli si è mostrato molto attento al nostro lavoro” spiega Davide Ortona, country manager per l’Italia di FtbPro start up che offre ai tifosi di tutto il mondo la possibilità di diventare cronisti e commentatori sportivi, postando i propri contenuti su una grande piattaforma multimediale (attualmente presente in sei versioni, dedicate ad altrettanti campionati nelle diverse lingue dei paesi di riferimento: Inghilterra, Italia, Spagna, Germania, Argentina e Messico). “Quando sono arrivato a FtbPro lo scorso autunno, eravamo otto persone, oggi siamo 40. FtbPro ha oltre 3 milioni di fan tra i vari social network su cui è presente, e ogni giorno ci arrivano decine di articoli. Cosa che in fondo non deve stupire, perché in tutto il mondo c’è chi per il calcio coltiva una passione profonda, indipendentemente dall’età e dall’appartenenza sociale, dal liceale al pensionato, dal professionista all’imprenditore, che porterà a voler condividere le proprie valutazioni con altri”. Il tifoso ha a disposizione vari modelli di contenuto da utilizzare, dal semplice testo alla galleria fotografica, per passare alla sezione “top x”, che consente di creare classifiche come “i cinque gol migliori di sempre” oppure “le dieci peggiori papere della storia della Serie A”. Post che prima di essere pubblicati vengono comunque revisionati dal punto di vista linguistico e contenutistico.
L’incontro con Prandelli è stato anche un’occasione per parlare delle contestazioni alla scelta di Israele come paese ospitante degli Europei Under 21 (posizione fortemente criticata dal ct azzurro), ma anche del crescente divario tra il campionato italiano e quello di altri paesi, la Premier League, la Liga, la Bundesliga, un divario che, per essere colmato, secondo Prandelli dovrà essere affrontato in modo strutturale.
Israeliana è anche l’applicazione Vubooo, che sfrutta un’altra caratteristica insita in ciascun tifoso: l’irrefrenabile impulso di fare il tifo, anche seduto da solo sul divano di casa e a migliaia di chilometri dai giocatori in campo, cui urlare incoraggiamenti e magari anche insulti attraverso lo schermo televisivo. Ecco allora che Vubooo offre un vero e proprio stadio virtuale per smart phone e tablet, in cui ritrovarsi insieme ad altre migliaia di tifosi in tutto il mondo, con striscioni, slogan e canti seguendo ciò che avviene sul terreno di gioco.
“FtbPro è basata in Israele, ma a livello teorico potrebbe trovarsi in qualsiasi paese, perché non è pensata in particolare per il pubblico israeliano. Eppure non è un caso che sia stata creata e si sviluppi proprio qui – conclude Ortona, che, nato e cresciuto a Milano, si è trasferito a Tel Aviv un paio d’anni fa – Il nostro capitale è stato finanziato da venture capital. Dopo un anno non generiamo profitto, il nostro focus rimane quello di migliorare al massimo il prodotto per i nostri utenti. Non sono molti i luoghi in cui tutto questo sarebbe possibile”.
Forse solo una start-up nation.
Rossella tercatin twitter @rtercatinmoked
(30 aprile 2013)