Israele – Festa e ombre per Yom Yerushalayim

Grande festa in Israele per le celebrazioni di Yom Yerushalayim, il giorno in cui si ricorda la riunificazione della città nel 1967, quando, al termine della Guerra dei Sei Giorni, gli israeliani rientrarono nella Città Vecchia dopo anni in cui non era stato loro mai permesso nemmeno di riavvicinarsi al Kotel, mentre l’area era sotto il controllo della Giordania.
Decine di migliaia le persone scese ieri in strada in una lunga manifestazione verso Il Muro occidentale. “Dove altro al mondo si possono ascoltare le preghiere che salgono dal sacro Kotel intrecciate con il canto dei muezzin che richiamano i fedeli musulmani alla preghiera in moschea, e al suono delle campane delle chiese?” ha ricordato il presidente israeliano Shimon Peres durante le celebrazioni, rendendo omaggio all’identità speciale di Gerusalemme.
In un momento in cui la situazione politica dell’area mediorientale rimane in fermento, con la crisi siriana che si fa sempre più profonda e i tentativi di riportare israeliani e palestinesi al negoziato diretto che creano un gran movimento diplomatico, la giornata è stata tuttavia anche segnata da momenti di tensione, e non soltanto per una manifestazione palestinese di protesta non autorizzata che ha causato alcuni incidenti (arrestati 23 manifestanti, oltre a 13 giovani israeliani che hanno innalzato grida ingiuriose nei confronti degli arabi). Il Parlamento giordano ha infatti votato all’unanimità una risoluzione non vincolante per chiedere al proprio governo di espellere l’ambasciatore israeliano ad Amman, e di richiamare in patria il proprio rappresentante a Tel Aviv, per una presunta “dissacrazione dei luoghi sacri” da parte di Israele, costituita dalla restrizione all’accesso della Spianata delle Moschee istituita in occasione di Yom Yerushalayim: secondo l’agenzia di stampa palestinese Ma’an la polizia avrebbe impedito l’ingresso a tutti gli uomini di età inferiore a 50 anni e a tutte le donne; il portavoce delle forze dell’ordine Micky Rosenfeld ha sottolineato che il giorno prima, dalla Spianata, erano state tirate pietre contro i fedeli al Kotel, ragione per cui la polizia aveva trattenuto per alcune ore il Muftì di Gerusalemme Mohammed Hussein, per interrogarlo in seguito agli incidenti (episodio che ha suscitato le proteste della leadership palestinese oltre che del Parlamento giordano). Nella riunione di gabinetto, il governo giordano ha infine optato per chiedere al proprio ambasciatore di inoltrare formale protesta, riservandosi ulteriori misure “se la situazione dovesse aggravarsi”.
Di tutt’altro genere, è arrivata ieri anche la notizia che lo scienziato Stephen Hawking ha dichiarato che non prenderà parte alla Israeli Presidential Conference in programma per giugno, occasione in cui verrà celebrato anche il novantesimo compleanno di Shimon Peres, per aderire al boicottaggio accademico dello Stato ebraico. Hawking aveva visitato più volte in passato Israele e i territori palestinesi, ma da quando la sua presenza alla conferenza (che riunisce figure di primo piano della scena politica, culturale e scientifica a livello internazionale), era stata annunciata alcune settimane fa, lo scienziato è stato letteralmente bombardato di mail, fax e telefonate per convincerlo a rivedere la sua decisione, secondo quanto riportato dal Guardian. Che poi sarebbe l’ultima strategia messa a punto dal movimento di boicottaggio per convincere personalità di spicco di tutto il mondo a non recarsi o collaborare con Israele, come ha spiegato ad Haaretz David Newman, rettore della Facoltà di Scienze sociali dell’Università di Ben Gurion, e figura di primo piano nella lotta contro il Bds (sigla che sta per Boycott, Divestment and Sanctions).
Anche se c’è già chi, con una certa ironia, ha fatto notare che per il grande scienziato britannico, titolare della cattedra di matematica a Cambridge, l’obiettivo sarà difficile da raggiungere: affetto da atrofia muscolare progressiva, alla fine degli anni Ottanta Hawking ha perso la funzione vocale e dal 1997 usa per comunicare un sofisticato sistema progettato e sponsorizzato dalla Intel: il processore in uso attualmente, l’Intel Core i7, è stato disegnato da un team israeliano.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(9 maggio 2013)