Israele – Donne per legge nella selezione dei giudici delle corti rabbiniche
Stringono i tempi per selezionare i nuovi rabbini capo di Israele ashkenazita e sefardita e dunque anche per approvare le proposte di modifica alle regole delle elezioni. Il consigliere legale della Knesset Eyal Yinon ha gettato un’ombra sulla possibilità di rieleggere per un secondo mandato rav Shlomo Amar, suggerendo che, anche qualora la necessaria riforma dell’attuale Chief Rabbinate Law passasse in tempo, sarebbe comunque illegale darle applicazione così a ridosso della nomina. Nel frattempo però un’altra importante riforma è entrata in vigore: è stata approvata la proposta di legge che prevede una presenza femminile obbligatoria nella Commissione incaricata di nominare i giudici dei Tribunali rabbinici (ruolo da cui le donne restano escluse). Il gruppo passerà così da dieci a undici membri, di cui almeno quattro donne.
Fortissima l’opposizione dei deputati dei partiti haredim, grande invece la soddisfazione delle parlamentari firmatarie della proposta, Aliza Lavie di Yesh Atid (nell’immagine insieme al ministro della Giustizia Tzipi Livni), Shuli Muallem di Habayit Hayehudì e la leader di Meretz Zahava Gal-On “Siamo di fronte all’inizio di un processo per porre rimedio alla discriminazione contro le donne che esiste oggi nel sistema delle corti rabbiniche – ha sottolineato Lavie – La varietà di visioni e background nella Commissione di selezione condurrà alla nomina di giudici più moderati e attenti, più coinvolti in quella che è la società israeliana nel 2013”.
La legge prevede che debba essere necessariamente donna almeno uno dei rappresentanti nella Commissione nominato dalla Knesset, dal governo e dalla Israel Bar Association. L’undicesimo membro dovrà essere invece un avvocato donna abilitato a discutere i casi di fronte al Bet Din e di grande esperienza.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(12 giugno 2013)