…Peres

Alla grande festa per il 90esimo compleanno di Shimon Peres qualche cinico ha osservato che sembrava di essere alle celebrazoni per il presidente della Corea del Nord, coi bimbi che corrono a frotte con i fiori, i messaggi augurali che arrivano da tutto il mondo, e con da una parte e dall’altra due splendide donne, Barbara Streisand e Sharon Stone. Ma la verità è che è stato un momento sincero di gioia, di ottimismo, di dimostrazione celebrata che si può iniziare il proprio decimo decennio in buona salute, lucidi, circondati da molti amici e nipotini, e soprattutto ancora capaci di dire qualcosa di politico – cosa sempre più rara e difficile di questi tempi. Shimon Peres, assecondato sul podio da Bill Clinton e Tony Blair, e con accanto un Bibi Netanyahu apparentemente rilassato e ben disposto, è tornato più volte sulla necessità di proseguire gli sforzi di pace e di creare le premesse per un futuro basato sul sapere scientifico, sulla soluzione dei problemi sociali che ancora esistono, e sulla normalizzazione e collaborazione regionale. La dichiarazione la sera prima del ministro Naftali Bennett (ben presente alla festa di Peres), secondo cui l’idea di due stati per due popoli è morta, è sembrata particolarmente fuori tempo: primo perché le idee possono avrere presa o meno, ma non muoiono mai; poi perché l’alternativa dello stato unico implica la fine dello stato d’Israele come stato ebraico e il suo totale isolamento internazionale; e infine perché sperare è sempre bello e mantiene giovani, come dimostra il novantenne Shimon Peres.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(20 giugno 2013)