Oltremare – Ottavo: Tzàbar si diventa

Se la condizione naturale dell’Ole Chadash sia di sentirsi nuovo immigrato a vita o meno, è oggetto di discussioni anche animate. Da una parte già all’arrivo è tutto un “benvenuti a casa”, dall’altra l’ambientamento in Israele passa per molti livelli di conoscenza e comprensione del nuovo paese, spesso senza l’aiuto fattivo dei nativi, gli Tzàbarim, che hanno modi spicci e usano spesso l’espressione “tuffati nell’acqua alta che imparerai a nuotare”. Io ricordo con orrore la prima volta che un italianissimo istruttore di nuoto mi ha presa di peso e lanciata in un punto dove non toccavo il fondo coi piedi, e a una vita di distanza non lo ringrazio del trauma. Che ne sapevo che poi avrei fatto l’aliyah, dico oggi. Qui tutta la vita è un tuffo in acque alte e agitate senza saper nuotare, e i più sopravvivono. Il termine “Tzàbar” (o “Sabre”, il frutto del cactus) per definire l’israeliano nato nella Palestina del Mandato Britannico, e poi in Israele, è nato come affermazione di forza, perchè il cactus cresce in luoghi desertici, inadatti alla vita; ma è mezzo complimento e mezza offesa: descrive l’israeliano come ruvido e pungente all’esterno, mentre appena si apre è di una delicatezza e dolcezza inattese. Per quanto i nativi possano essere poco educati quanto a maniere e modi, e sono loro i primi ad ammetterlo, bilanciano con grandi gesti di affetto appena si supera quella buccia un po’ respingente. Noi europei siamo troppo ben vestiti e ben educati per sentirci subito a casa in mezzo alle spine degli Tzàbarim e ci mettiamo del tempo a superarle. Però dopo qualche anno che ci stai a bagno, forza dell’osmosi, lo tzabarismo comincia ad attecchire. Di recente per esempio, inizio le domande agli sconosciuti omettendo l’europeo “Mi scusi signore, buongiorno, sa per caso..” e passo al “Che ore sono?” o “Dov’è la tale strada?”, applicando il “tachless” come si dice qui – diritto al punto. Ci vuole un po’, ma con la pratica e l’imitazione ognuno può diventare un po’ Tzàbar. Meno fronzoli, più sostanza.

Daniela Fubini, Tel Aviv twitter: @d_fubini

(24 giugno2013)