Israele – Quell’ora di luce in più

Un’ora di luce in più, ma con il tentativo di bilanciare le esigenze di tutti. Il dibattito in Israele va avanti da anni. Lo Stato ebraico come tanti altri nel mondo, adotta in primavera l’ora legale, spostando le lancette dell’orologio avanti di un’ora per sfruttare al meglio la luce del sole. Una pratica utilizzata per la prima volta in Gran Bretagna nel 1916 per risparmiare energia elettrica durante il conflitto mondiale e che è divenuta popolare per i mesi estivi nella maggior parte dei paesi, nonostante qualche polemica legata allo sconvolgimento dei ritmi di vita e del funzionamento della società che, sostengono i critici, annulla i benefici in termini di risparmio energetico. Ma se nell’Unione europea l’ora legale viene introdotta l’ultimo fine settimana di marzo e rimane in vigore fino alla fine di ottobre, in Israele la faccenda è ben più complicata. L’inizio dell’autunno infatti coincide, nel calendario ebraico, con il periodo delle festività solenni, e il fatto che il sole tramonti presto è sempre stato considerato una importante facilitazione per il digiuno dello Yom Kippur. Così tradizionalmente in Israele, le lancette dell’orologio sono sempre tornate un’ora indietro nella settimana precedente il Giorno dell’Espiazione, incontrando anche le esigenze di quella parte della popolazione israeliana che recita le preghiere del mattino prima di andare al lavoro e che per farlo deve attendere il sorgere del sole, che in ottobre, mantenendo l’ora legale, si avrebbe ormai abbastanza tardi (6.30/6.45), rendendo difficoltosa la puntualità in ufficio. Così nei decenni, si è mantenuta la scelta di tornare al tempo naturale segnato dal sole prima di Kippur, nonostante un’opinione pubblica sempre più contraria (lo scorso anno una petizione online in proposito raggiunse le 400mila firme e ci furono anche manifestazioni di protesta, come mostrato nella fotografia). Fino a che il nuovo governo di Benajamin Netanyahu ha deciso di prendere il toro per le corna: in aprile ha convocato una commissione per studiare la questione, anche dal punto di vista halakhico, e la scorsa domenica ha approvato la decisione di fissare una volta per tutte la fine dell’ora legale per l’ultimo week end di ottobre come avviene in Europa. Il che consente, oltre che di risparmiare 300 milioni di shekel (circa 60 milioni di euro) in elettricità, di avere più luce la sera, provocando però l’insoddisfazione di un settore importante della società. Ma a quanto pare, la vicenda potrebbe avere un epilogo illuminato per tutti, e non solo per chi spera in bollette meno care e passeggiate in spiaggia al tramonto dopo il lavoro anche in autunno. Il viceministro degli Affari religiosi Eli Ben-Dahan ha infatti proposto un emendamento alla legge in discussione alla Knesset, che consentirà agli osservanti di arrivare al lavoro un po’ in ritardo nel mese di ottobre per permettere loro di recitare le tefillot dopo il sorgere del sole. Così non rimarrà altro che la sensazione che Kippur duri un po’ più a lungo. Ma in fondo le ore di digiuno restano 25, con o senza ora solare.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked

(27 giugno 2013)