Time out
Inni, bandiere e malafede

Non è la prima volta che deputati arabi della Knesset, insieme ad alcuni colleghi dei partiti di sinistra, presentano al parlamento israeliano la proposta di modificare l’inno e la bandiera dello Stato d’Israele in quanto non rappresentativi di tutta la popolazione. Secondo loro infatti, il vessillo bianco blu con la stella di David e l’Hatikva esprimerebbero concetti e valori cari alla maggioranza ebraica ignorando invece quella araba. Ora, porsi il problema può anche essere legittimo, se non fosse che dietro queste proteste si nasconde un tentativo piuttosto subdolo di combattere Israele dal suo interno. Sostituire lo stemma di David, per esempio, significa negare il legame storico tra il Regno d’Israele ed il popolo ebraico; così come, cancellare la strofa dell’Hatikva che ricorda come non sia finita la speranza per gli essere un popolo libero nella terra d’Israele non vuol dire altro che negare il diritto ad ogni ebreo di poter tornare un giorno nella terra d’Israele. Un tentativo pericoloso che non vuole fare altro che scardinare la natura stessa dello Stato ebraico per poi permettere a qualcuno un giorno di dire: “Ma insomma, voi ebrei che volete da Israele? Tornatevene a casa vostra!”

Daniel Funaro

(27 giugno 2013)