Oltremare – “Sei quel che mangi”
Quando ancora non immaginavo che sarei diventata un’israeliana, mi divertiva molto vedere gli amici che ritornavano da periodi medio-lunghi in Israele ingrassati di diversi chili. All’epoca pensavo che fosse perchè, come ho già avuto modo di raccontare le porzioni qui sono enormi. Vivendo qui da anni, ho invece imparato che molti visitatori vengono proprio presi dall’inarrestabile smania di mangiare, appena toccano il suolo israeliano; soprattutto quelli che mangiano kasher, che come sbarcano si buttano su qualsiasi forma di carne a pranzo e a cena, e se proponi un pasto a base di pescee o (orrore!) latticini fanno i vaghi, finchè non ti convincono ad accompagnarli a mangiar bistecche o spiedini. Bisogna capirli: la carne kasher all’estero è limitata e non esaltante. Però siccome siamo ebrei, e per ogni due ebrei tre opinioni, ti pareva che non mi emergeva anche qui l’atavica frattura Sfarad/Ashkenaz? Gli amici sefarditi o mizrachi (provenienti dai paesi arabi e dalla Persia) preferiscono spiedini e carne molto aromatica e piccante; amano i sapori forti in generale, e hanno proverbialmente stomaci forti per digerirli. L’ashkenazita tipico lo si trova invece davanti ad una bistecca alta due dita a qualunque ora sia sceso dall’aereo. Ma non gli mettere in tavola pepe o peperoncino: la sola vista dei merguez, le salciccie rosse nord africane, gli provoca il bruciore di stomaco. Esiste un solo luogo di incontro dei due mondi ebraici: l’americanissimo hamburger. Che chiamarlo carne è un complimento, così macinato e annegato nel ketchup. Però contenti loro. Io comunque come ebrea italiana sono non-demoninational (e incompresa, gastronomicamente parlando), anche se per semplicità dico che sono sefardita – ma, aggiungo, proprio dalla cacciata di Spagna. Gli askenaziti di solito allora chiedono preoccupati “e che cosa mangiate?” Oh, centinaia di piatti diversi. A differenza di altri, vorrei dire.. Insomma: come quando ero piccola e a Torino mi si chiedeva Juve o Toro? E io rispondevo: Padova, la squadra del nonno! Come allora, tertium datur, ma bisogna difenderlo.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(15 luglio 2013)