Firenze – La città festeggia la Liberazione Il sindaco Renzi: “Gino Bartali tra i Giusti”
L’appuntamento, per i più mattinieri, è alle sette di mattina in piazza della Signoria. Alle prime luci del giorno i rintocchi della Martinella, l’antica campana della Torre di Arnolfo utilizzata solo per le occasioni eccezionali, danno il via alle celebrazioni per il 69esimo anniversario della liberazione della città del nazifascismo. Una giornata ricca di impegni e incontri ufficiali. A metà mattinata, dopo la deposizione di alcune corone commemorative in Piazza dell’Unità, la solenne cerimonia al Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dove il sindaco Matteo Renzi, i rappresentanti delle associazioni partigiane, il rabbino capo rav Joseph Levi, oratore ufficiale dell’edizione 2013, accolgono i molti cittadini che scelgono di ritrovarsi nel cuore istituzionale di Firenze per celebrare questo importante anniversario. Valori di amicizia, fratellanza e calore umano nella riflessione del rav, a lungo soffermatosi sul contributo offerto da molti ebrei fiorentini e toscani nella lotta al nazifascismo. A partire dai fratelli Rosselli (“Tra i primi ebrei italiani a santificare la vita per difendere i valori risorgimentali”, ricorda il rav) per arrivare all’impegno di lotta partigiana dell’ultracentenario cavalier Ugo Jona. E ancora lo straordinario contributo offerto dalla Delasem nell’azione di soccorso ai perseguitati grazie al sostegno, tra gli altri, del cardinale Elia Dalla Costa, di don Leto Casini e di numerosi esponenti del clero fiorentino.
Il presidente della Comunità ebraica fiorentina, Sara Cividalli, ha sfilato per le strade del centro accanto al gonfalone comunitario ed è stata caldamente ringraziata dal sindaco, al termine della cerimonia, per una commovente testimonianza personale apparsa oggi sulla prima pagina di Repubblica Firenze. “La partecipazione della Comunità ebraica alle celebrazioni dell’11 agosto – scrive Cividalli – è un’opportunità per affermare i valori di democrazia e di libertà su cui si deve fondare la nostra società, valori per i quali gli ebrei hanno sempre combattutto. La vita, come in un eterno kaddish, mantiene il ricordo e si riappropria del futuro”.
Dal sindaco Renzi l’annuncio, con ricadute concrete, dell’impegno che verrà sviluppato nei prossimi mesi “per ricordare il ricordo della generazione che ci ha preceduto”. Toccante la rievocazione del primo incontro con Nedo Fiano, sopravvissuto alla Shoah, e il suo appello a presidio della dignità umana come principale prerogativa di chi fa politica. “Una lezione che non dimenticherò mai – spiega Renzi – e che porto con me ogni giorno”. In conclusione di intervento, a ricordare il coraggio di chi mise a rischio la propria vita per salvare il prossimo, l’auspicio che “l’emblema di Firenze, Gino Bartali, possa essere al più presto iscritto nel registro dei Giusti tra le Nazioni dello Yad Vashem”. Un auspicio fatto proprio anche da rav Levi.
Solennità e commozione anche a Raggiolo, comune dell’aretino, dove è stato reso omaggio alla grande storia di coraggio collettiva che vide protagonisti i cittadini del piccolo borgo montano dove – per sei mesi – trovarono rifugio alcune famiglie ebraiche (Levy, Calò, Funaro, Lusena) fuggite da Firenze. Un impegno oggi ricordato da una targa svelata, nella piazza di Raggiolo, dove è possibile leggere: “Negli anni bui delle persecuzioni razziali a Raggiolo abbiamo trovato protezione e rifugio. Tutti sapevano, nessuno ha parlato”. Artefice dell’iniziativa una delle due ultime superstiti, Perla Levy Calò, che per l’occasione ha inoltre finanziato l’acquisizione di un seccatoio di castagne per l’Ecomuseo del Casentino. Ricordando quei mesi Perla ha detto: “È stata una parentesi terribile della nostra vita ma ci ha anche permesso di conoscere persone straordinarie. L’amicizia, l’altruismo, l’aiuto che ci sono stati offerti, li ricordo semplicemente come indescrivibili”.
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(11 agosto 2013)