Shaul, una vita a passo di marcia
Da Bergen Belsen a Monaco ’72 alle frontiere più delicate da presidiare nei conflitti tra Israele e i paesi limitrofi. Una vita sul filo del rasoio, affrontata a passo di corsa e con lo sguardo costantemente rivolto al futuro. La straordinaria vicenda umana e professionale di Shaul Ladany, professore universitario ed ex runner professionista, sopravvissuto bambino al campo di Bergen-Belsen e – sul finire di carriera – ai proiettili del commando di Settembre Nero, conquista il più importante riconoscimento letterario per chi scrive di sport e dintorni: il premio Bancarella Sport. Merito di Andrea Schiavon, giornalista del quotidiano torinese Tuttosport, e della sua biografia “Cinque cerchi e una stella” pubblicata dalla casa editrice ADD. Una vittoria al fotofinish nel testa a testa con Claudio Costa, autore del libroomaggio al pilota Marco Simoncelli “La vittoria di Marco” (ed. Fucina), che l’ha visto prevalere con un’unità di vantaggio nel computo complessivo della giuria. “Davvero una bella sorpresa”, commenta l’autore. Padovano, laureato in giurisprudenza, un passato da runner, a Pagine Ebraiche Schiavon racconta il suo primo incontro con Ladany. Tutto nasce da un articolo pubblicato nel 2008 dal New York Times. Tre anni dopo, in occasione del lancio della Maratona di Gerusalemme, la curiosità di incontrare quell’uomo la cui storia lo aveva profondamente emozionato e avvinto. “Ci siamo sentiti via mail e poi al telefono dandoci appuntamento sulla linea di partenza della Maratona alle cinque del mattino. Eravamo solo io e lui, a parte alcuni militari che facevano la bonifica della zona. Una prima chiacchierata, ricca di spunti e sviluppata lungo il percorso, che non potrò mai dimenticare”. A precedere l’incontro una serie di interrogativi pressanti. Si chiede Andrea – e lo scrive nel libro: Da cosa riconosci un uomo che è sopravvissuto alla Shoah? Com’è invecchiato il bambino di Bergen-Belsen? Cos’è rimasto dell’atleta che ha percorso migliaia di chilometri per arrivare a pochi metri dalla morte? Che segni porta sul viso un soldato che ha attraversato due guerre? La risposta a tutte queste domande “sta davanti a me, in tuta, ansiosa di mettersi in cammino”. Un fluire di ricordi. Ma mai dolore, rimorso, recriminazione. Ai fantasmi del passato la contrapposizione di un presente fatto di impegno e progettualità. “Ha marciato tutta la vita ma la sua è l’attitudine tipica di un ostacolista. Di chi, in gara, non può permettersi di guardare indietro ma pensa sempre all’ostacolo successivo. È una persona speciale”. Da quella conversazione alle prime luci dell’alba e da un successivo incontro nell’abitazione con vista Negev (foto a sinistra in basso) scaturisce un’intervista pubblicata per un’importante rivista di settore – il magazine Correre. Ma il desiderio di tentare l’avventura di un libro prende il sopravvento. Andrea contatta alcune case editrici e poi sceglie ADD, di cui apprezza l’attività perché non proiettata sul mondo dello sport in senso stretto. E infatti “Cinque cerchi e una stella” è molto di più. Un libro che parla di sport, che parte dallo sport – da una sua nobile disciplina – per raccontare una metafora di vita: la tenacia e la determinazione di un uomo che ha lottato, vincendo, la sua battaglia per non perdere la speranza. Ad accogliere con particolare soddisfazione la notizia della vittoria del Bancarella, tra gli altri, il professor Paolo Coen del Dipartimento di Linguistica e Scienze dell’Educazione dell’Università della Calabria. Lo scorso gennaio, in collaborazione con l’ambasciata israeliana a Roma, erano stati proprio Ladany e Schiavon a rendersi protagonisti non solo della presentazione del libro ma di una Marcia della Memoria (foto a sinistra in alto) che aveva avvicinato i ragazzi delle scuole superiori alle vicende storiche in oggetto. “Saluto questo riconoscimento – commenta Coen – con comprensibile ammirazione”.
Adam Smulevich, Pagine Ebraiche, agosto 2013
(11 agosto 2013)