La debolezza di Obama e la delusione di Israele
I numerosi israeliani che ieri sera si raccoglievano attorno alla radio per ascoltare le notizie sono rimasti delusi dall’improvviso voltafaccia del presidente americano Obama. Invece del previsto attacco alla Siria, confermata utilizzatrice di gas sarin nella sua lotta contro i ribelli, Obama ha rinviato l’operazione militare alla discussione nel Congresso americano che avrà inizio il 9 settembre. Si può tentare di trovare una spiegazione nel fatto che tutti gli alleati degli Stati Uniti, ad eccezione della Francia, avevano rinunciato alla loro partecipazione. Ma in ogni caso la conclusione più importante deve essere per Israele che quando arriverà il momento di agire rischierà di trovarsi solo come in passato davanti al nemico. Questa è una conclusione importante se si pensa che l’Iran continua la sua corsa verso la bomba atomica mentre Israele è deciso a sventarla. Per il momento almeno tutto è calmo nella nostra regione e si può perfino trovare una lezione di democrazia nel comportamento di Obama che, pur essendo il comandante delle forze armate, preferisce ascoltare le voci dei parlamentari prima di lanciare i micidiali missili Tomahawk. La Siria è vittima di una guerra civile con interventi massicci dall’esterno in favore dei ribelli e c’è chi preferisce il regime di Assad alla coalizione della jihad islamica, seguaci di Osama Bin Laden e simili gruppi, che combatte contro di lui. Il voto del Congresso americano, quando sarà formulato, potrebbe essere contrario all’intervento armato sia pure sferrato da lontano.
Il mancato attacco odierno non avrebbe cambiato radicalmente la situazione interna siriana, anche se avrebbe dato qualche soddisfazione a chi teme un nuovo attacco al gas sarin. L’importante è che il messaggio di Obama sia compreso per quello che vale ossia: no all’uso dei gas, per nessun motivo.
Talvolta a lungo termine perfino una reazione mancata può essere utile a lanciare un messaggio anti-gas. La delusione per la mancata azione americana è grande in Israele e la conseguenza sarà di capire che nonostante la profonda amicizia con gli Stati Uniti, questi non possono rimpiazzare del tutto ciò che dovranno fare l’Europa e le Nazioni Unite. Il quotidiano Haaretz di stamane lancia l’avvertimento che le retrovie israeliane non sono pronte per sostenere un eventuale attacco siriano.
Sergio Minerbi
(1 settembre 2013)